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Preferisco venire dal silenzio
per parlare. Preparare la parola
con cura, perché arrivi alla sua sponda
scivolando sommessa come una barca,
mentre la scia del pensiero
ne disegna la curva.
La scrittura è una morte serena:
il mondo diventato luminoso si allarga
e brucia per sempre un suo angolo.
Valerio Magrelli
Ora serrata retinae
Feltrinelli 1981
Agosto, notte
Dell'incedere a scatti di quell'uomo
che nella strada per Venaco gridava dentro il sole
non s'e' mai detto nulla
nulla della camicia strappata sulle ascelle
e dei piedi circondati di paglia
né della voce bruciata di francese.
Lo aspettò l'inverno, lo strinse nel ramo di una scala
lo spinse piano col volto tra i vasi di gerani.
Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999
I
Vedo dal buio
come dal più radioso dei balconi.
Il corpo è la scure: si abbatte sulla luce
scostandola in silenzio
fino al varco più nudo – al nero
di un tempo che compone
nello spazio battuto dai miei piedi
una terra lentissima
- promessa.
Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999
So con esattezza cosa sogno:
una voce dal petto – solo mia –
con il do di ogni canto d’inizio
ciò che per lingua spenta
chiamiamo morte e suo timore.
Al buio ci si abitua
quanto più si accantona il conforto della luce
quando si impara che l’uno
è la sponda secca dell’altra
ai lati di uno stesso fiume.
Conosco quel tipo di coraggio: dimenticare la stella
la candela il calore del giorno
farne a meno – amandoli in silenzio –
in un meno uguale alla marea
che si abbassa conservando i confini
l’orma delle barche la sabbia-arata del mare.
Si batte la fronte
– la notte come un muro.
Nel bruciore
si stringe una diversa luce
quel fulgore privo di memoria
che qualche volta cinge
ciò che per suono muto – ancora – non ha nome.
Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999
In tutta l'isola c'è siccità. Non piove da dieci mesi, e come dice Stella il silenzio della terra che ha sete è totale.
Palermo isola sull'isola assediata due volte, dai monti e al di là dei monti dal mare. Catania insonne di gelsomini, di stelle e occhi di bambini.
Palermo languisce in una corolla di monti assetati.
Goliarda Sapienza
Il vizio di parlare a me stessa
Einaudi 2011
Nell'arco di alcuni anni
giorni alberi stagioni e luci
albe e notti più una
che ancora dura e per sempre.
Michele Ranchetti
La mente musicale
Garzanti 1988
Scaglie di luce cadente. Poesia della peste
all'incirca anche qui
uno su quattro scompare
proprio mentre parliamo –
leggermente e senza alcuna tecnica muoiono
lentamente e oltre la durata dell’amore
buoni cittadini di un buon paese, muoiono modestamente
l’abbraccio dei contagiati è un progetto nazionale
il rifiuto la prerogativa della cerchia più intima
le metafore dell’amore si squarciano,
la gente esce
dal suo guscio laccato, morendo
urlare non è consentito dove dormono i bambini
e le madri, boccioli morenti di lampeggiatori
nei nubifragi dell’amore degli uomini
qui molto vicino alla terra i bambini e le loro madri
e poi anche i padri muoiono
come muoiono i poveri, lottando
per un po’ di dignità e un po’ di cibo
ogni volta stupita torno
a sfiorare lievemente con le labbra ogni morte
all’incirca anche qui
uno su quattro scompare –
quanti saranno i piccoli portatori per una bara?
ci vogliono molti giorni per avvolgere tuo padre in un lenzuolo
resti impigliato nella rete delle ossa
chi lo seppellirà se non lo fai tu?
smarrito seghi l’albero
tutta la notte il mio orologio fa un suono così solenne
come una bambina che attraversa il corridoio buio
con le scarpe del nonno
tra fili d’erba, contro mura sgretolate
lasciate che le mucche offrano le mammelle ai neonati
che giacciono a pancia in su, come scarafaggi indifesi
le metafore dell’amore si squarciano
improvvisamente un giorno sentirai
il cielo nero avvampare nel silenzio
la strada vuota cercare disperata
il rumore dei passi
siamo alla fine, siamo alla fine
scaglie di luce cadente
Karen Press
The Canary Songbook
Carcanet 2005
traduzione di Paola Splendore
dal sito di Antonio Bux