Virginia Woolf appartiene al mondo della poesia, ma essendo affascinata da un mondo diverso, il mondo del romanzo, non fa altro che protendersi dal suo albero incantato per afferrare frammenti del flusso della vita quotidiana che scorre via, e per tentare con quei frammenti, di costruire romanzi.
E.M. Forster su Virginia Woolf
citato da Grazia Livi in
Narrare è un destino
La Tartaruga edizioni 2002
Elena Petrassi: Una città è un sogno di cemento e pietra sognato da centinaia di anni: io sono il sogno. Milano parla, io racconto Milano e il mondo visto e immaginato da questo sogno. Raccolgo frammenti dal mondo e dai libri e li trascrivo.
mercoledì 30 settembre 2015
martedì 29 settembre 2015
Il grande silenzio delle rondini radenti
Pietro Ingrao 1915-2015
in ricordo di un uomo speciale
dal suo sito
II
Iniziazione
Vocabolari
La luna è uno spento
cratere di sale
deserto alla vita, la luna
è un fiato un velo
che travalica in soglie le goffe
pianure della incatenata
terra, la luna
è solo un assurdo silenzio
una fuga deposta,
un brullo pensiero che bussa
in cerca di un nome.
La luna è il crollo, l'erranza.
Variazioni serali
Il Saggiatore 2000
LA NOTTE
Il grande silenzio
delle rondini radenti
simili a bocche sigillate, allora che a piedi scalzi
invade il fianco l'oscuro, denudarsi,
splendere i muri
nell'opale.
Questi strani sposalizi di un istante.
L'alta febbre del fare
Mondadori 1994
VI
Segna nel diario che la stella del Nord
non esiste.
Né sale
sembra si trovi, né pianto.
Tu solo, in frantumi, labbro, lago sepolto nel ghiaccio.
VII
Grido, sangue dell'amaranto
nella nera pianura dell'inverno.
Il dubbio dei vincitori
Mondadori 1986
in ricordo di un uomo speciale
dal suo sito
II
Iniziazione
Vocabolari
La luna è uno spento
cratere di sale
deserto alla vita, la luna
è un fiato un velo
che travalica in soglie le goffe
pianure della incatenata
terra, la luna
è solo un assurdo silenzio
una fuga deposta,
un brullo pensiero che bussa
in cerca di un nome.
La luna è il crollo, l'erranza.
Variazioni serali
Il Saggiatore 2000
LA NOTTE
Il grande silenzio
delle rondini radenti
simili a bocche sigillate, allora che a piedi scalzi
invade il fianco l'oscuro, denudarsi,
splendere i muri
nell'opale.
Questi strani sposalizi di un istante.
L'alta febbre del fare
Mondadori 1994
VI
Segna nel diario che la stella del Nord
non esiste.
Né sale
sembra si trovi, né pianto.
Tu solo, in frantumi, labbro, lago sepolto nel ghiaccio.
VII
Grido, sangue dell'amaranto
nella nera pianura dell'inverno.
Il dubbio dei vincitori
Mondadori 1986
lunedì 28 settembre 2015
Le mie voglie di baciare e di parole sono una stanza molto grande
Il taglio
La poesia non fa sì
che qualcosa accada, disse W.H. Auden.
A malapena sopravvive, disse.
Non disse perché. Sopravvive come
sopravvive l'impossibilità.
Vale a dire, il nostro amore,
o il bisonte che traccia croci sulla sabbia
dimentico dei suoi denti da latte.
Questo è bello. Significa
che il freddo di conoscersi
può avere un altro destino.
Ciò che nessuno ha detto
sta al di sotto delle maschere
di cui la verità ha bisogno.
Le mie voglie di baciare e di parole
sono una stanza molto grande dove
siede assurdamente il cuore.
Vale a dire, sopravvive.
Nel taglio delle sue strani correnti.
Juan Gelman
Valer la pena
traduzione di Laura Branchini
2001
El tajo
La poesía no hace
que algo suceda, dijo W.H. Auden.
Apenas sobrevive, dijo.
No dijo por qué. Sobrevive como
sobrevive la imposibilidad.
Es decir, nuestro amor,
o el bisonte que hace cruces en la arena
olvidado de sus dientes de leche.
Es bello eso. Significa
que el frío de conocerse
puede tener otro destino.
Lo que nadie dijo
está bajo las máscaras
que la verdad necesita.
Mis ganas de dar besos y palabras
son un cuarto muy grande donde
se sienta absurdamente el corazón.
Es decir, sobrevive.
En el tajo de sus corrientes extrañas
La poesia non fa sì
che qualcosa accada, disse W.H. Auden.
A malapena sopravvive, disse.
Non disse perché. Sopravvive come
sopravvive l'impossibilità.
Vale a dire, il nostro amore,
o il bisonte che traccia croci sulla sabbia
dimentico dei suoi denti da latte.
Questo è bello. Significa
che il freddo di conoscersi
può avere un altro destino.
Ciò che nessuno ha detto
sta al di sotto delle maschere
di cui la verità ha bisogno.
Le mie voglie di baciare e di parole
sono una stanza molto grande dove
siede assurdamente il cuore.
Vale a dire, sopravvive.
Nel taglio delle sue strani correnti.
Juan Gelman
Valer la pena
traduzione di Laura Branchini
2001
El tajo
La poesía no hace
que algo suceda, dijo W.H. Auden.
Apenas sobrevive, dijo.
No dijo por qué. Sobrevive como
sobrevive la imposibilidad.
Es decir, nuestro amor,
o el bisonte que hace cruces en la arena
olvidado de sus dientes de leche.
Es bello eso. Significa
que el frío de conocerse
puede tener otro destino.
Lo que nadie dijo
está bajo las máscaras
que la verdad necesita.
Mis ganas de dar besos y palabras
son un cuarto muy grande donde
se sienta absurdamente el corazón.
Es decir, sobrevive.
En el tajo de sus corrientes extrañas
domenica 27 settembre 2015
affido al vento queste mie foglie, e il vento se le porta
Cumana I
Io nulla scrivo sulle foglie. Vi leggo
quel che le foglie recano già scritto
in sé, nelle intricate nervature
simili a vene sul dorso della mano
o linee incise nel palmo. Il mio sguardo,
che segue il biforcarsi di vie segrete,
coglie ad incroci turgidi di linfa
i nodi del significato. Così
si fa più chiaro il messaggio.
Ma quella che tu chiedi, e che tu chiami
la mia risposta, non è mia, e neppure
è una risposta. È la vita che parla
in ogni cosa viva, mentre passa
verso la morte. Vi pongo di mio
soltanto un giusto angolo di sguardo.
E il calmo gesto con cui, dopo averle
lungamente scrutate, affido al vento
queste mie foglie, e il vento se le porta,
esso solo compiendo
per un diritto immemorabile
il sussurrante vaticinio.
Margherita Guidacci
Il buio e lo splendore
Garzanti, 1989
Io nulla scrivo sulle foglie. Vi leggo
quel che le foglie recano già scritto
in sé, nelle intricate nervature
simili a vene sul dorso della mano
o linee incise nel palmo. Il mio sguardo,
che segue il biforcarsi di vie segrete,
coglie ad incroci turgidi di linfa
i nodi del significato. Così
si fa più chiaro il messaggio.
Ma quella che tu chiedi, e che tu chiami
la mia risposta, non è mia, e neppure
è una risposta. È la vita che parla
in ogni cosa viva, mentre passa
verso la morte. Vi pongo di mio
soltanto un giusto angolo di sguardo.
E il calmo gesto con cui, dopo averle
lungamente scrutate, affido al vento
queste mie foglie, e il vento se le porta,
esso solo compiendo
per un diritto immemorabile
il sussurrante vaticinio.
Margherita Guidacci
Il buio e lo splendore
Garzanti, 1989
sabato 26 settembre 2015
Scrivere non è raccontare ciò che accadde, non solo, ma immaginare quel che potrebbe accadere
E ora, dopo aver portato questo romanzo a una conclusione assolutamente tradizionale, farei meglio a precisare che tutto ciò che ho raccontato negli ultimi due capitoli accadde veramente, ma non proprio nella maniera che vi ho fatto credere.
Ho già detto in precedenza che siamo tutti poeti, anche se non molti di noi scrivono poesie; e così siamo tutti romanzieri, abbiamo cioè l'abitudine di scrivere futuri in forma narrativa per la nostra vita, anche se oggi forse tendiamo piuttosto a immetterci in un film...
Charles non faceva eccezione: le ultime pagine che avete letto non raccontano ciò che accadde, ma ciò che lui immaginò potesse accadere nelle ore trascorse tra Londra ed Exeter.
John Fowles
La donna del tenete francese
traduzione di Ettore Capriolo
Mondadori 1970
Ho già detto in precedenza che siamo tutti poeti, anche se non molti di noi scrivono poesie; e così siamo tutti romanzieri, abbiamo cioè l'abitudine di scrivere futuri in forma narrativa per la nostra vita, anche se oggi forse tendiamo piuttosto a immetterci in un film...
Charles non faceva eccezione: le ultime pagine che avete letto non raccontano ciò che accadde, ma ciò che lui immaginò potesse accadere nelle ore trascorse tra Londra ed Exeter.
John Fowles
La donna del tenete francese
traduzione di Ettore Capriolo
Mondadori 1970
venerdì 25 settembre 2015
Siamo entrambi il medesimo silenzio
Lascia sia il vento a completar le parole
che la tua voce non sa articolare.
Non ci occorrono più le parole.
Siamo entrambi il medesimo silenzio.
Come due specchi, svuotati d’ogni immagine,
che l’uno all'altro rendono
un semplice raggio. E ci basta.
Margherita Guidacci
Poesie per poeti
1987
in Le Poesie
a cura di Maura Del Serra
Casa Editrice Le Lettere 1999
che la tua voce non sa articolare.
Non ci occorrono più le parole.
Siamo entrambi il medesimo silenzio.
Come due specchi, svuotati d’ogni immagine,
che l’uno all'altro rendono
un semplice raggio. E ci basta.
Margherita Guidacci
Poesie per poeti
1987
in Le Poesie
a cura di Maura Del Serra
Casa Editrice Le Lettere 1999
giovedì 24 settembre 2015
Per scrivere bisogna immergersi in uno stato di non-consapevolezza
E fu così che mi misi a scrivere romanzi: perché è ben strano ma la gente è
disposta a darti un’automobile se in cambio gli racconti una storia. E, cosa ancora più strana, non c’è niente di più piacevole al mondo che raccontare delle storie. È molto più divertente che recensire romanzi famosi. Eppure, se voglio ubbidire all'invito della vostra segretaria e parlarvi delle mie esperienze professionali come scrittrice di romanzi, devo raccontarvi la stranissima
esperienza che mi capitò in quanto scrittrice di romanzi. E per capirla dovete prima cercare di immaginarvi lo stato d’animo di un romanziere. Spero di non tradire alcun segreto professionale se vi dico che il più grande desiderio di un romanziere è di rimanere il più possibile in uno stato di non-consapevolezza. Il romanziere deve indursi uno stato di perpetuo letargo. Ha bisogno che la
vita proceda con la massima tranquillità e regolarità. Ha bisogno di vedere sempre le stesse facce, di leggere sempre gli stessi libri, di fare sempre le stesse cose giorno dopo giorno, mese dopo mese, mentre scrive, in modo che nulla spezzi l’illusione in cui vive: in modo che nulla turbi o interrompa le misteriose esplorazioni e perlustrazioni, i guizzi, gli scatti e le improvvise scoperte di quello spirito così timido ed elusivo che è l’immaginazione creativa. Credo che questo stato mentale sia uguale per gli uomini come per le donne. Comunque sia, vorrei che vi immaginaste una ragazza seduta con in mano una penna che per minuti, per ore anzi, non viene intinta nel calamaio.
L’immagine che mi viene in mente quando penso a questa ragazza è l’immagine di un pescatore che giace immerso nei sogni sulla riva di un lago profondo con la lenza protesa sull'acqua. La ragazza dunque lasciava scorrere incontrollata l’immaginazione dietro ogni roccia, dentro ogni fessura del mondo che giace sommerso nelle profondità del nostro essere inconscio. Ed ecco l’esperienza, l’esperienza che credo sia molto più comune tra le donne che scrivono che non tra gli uomini. La lenza le scorreva veloce tra le dita. L’immaginazione aveva preso slancio. Aveva toccato le pozze, le profondità, i luoghi oscuri dove stanno assopiti i pesci più grossi. A quel punto ci fu uno sconquasso. Ci fu un’esplosione. Schiuma e confusione ovunque. L’immaginazione era andata a
cozzare contro qualcosa di duro. La ragazza fu strappata al suo sogno. Era anzi precipitata in uno stato di angoscia acuta e dolorosa. Fuori di metafora, aveva pensato a qualcosa, qualcosa che riguardava il corpo, che riguardava le passioni, che era sconveniente per lei, come donna, esprimere.
Virginia Woolf
Voltando pagina
Saggi 1904-1941
a cura di Liliana Rampello
Il Saggiatore 2011
disposta a darti un’automobile se in cambio gli racconti una storia. E, cosa ancora più strana, non c’è niente di più piacevole al mondo che raccontare delle storie. È molto più divertente che recensire romanzi famosi. Eppure, se voglio ubbidire all'invito della vostra segretaria e parlarvi delle mie esperienze professionali come scrittrice di romanzi, devo raccontarvi la stranissima
esperienza che mi capitò in quanto scrittrice di romanzi. E per capirla dovete prima cercare di immaginarvi lo stato d’animo di un romanziere. Spero di non tradire alcun segreto professionale se vi dico che il più grande desiderio di un romanziere è di rimanere il più possibile in uno stato di non-consapevolezza. Il romanziere deve indursi uno stato di perpetuo letargo. Ha bisogno che la
vita proceda con la massima tranquillità e regolarità. Ha bisogno di vedere sempre le stesse facce, di leggere sempre gli stessi libri, di fare sempre le stesse cose giorno dopo giorno, mese dopo mese, mentre scrive, in modo che nulla spezzi l’illusione in cui vive: in modo che nulla turbi o interrompa le misteriose esplorazioni e perlustrazioni, i guizzi, gli scatti e le improvvise scoperte di quello spirito così timido ed elusivo che è l’immaginazione creativa. Credo che questo stato mentale sia uguale per gli uomini come per le donne. Comunque sia, vorrei che vi immaginaste una ragazza seduta con in mano una penna che per minuti, per ore anzi, non viene intinta nel calamaio.
L’immagine che mi viene in mente quando penso a questa ragazza è l’immagine di un pescatore che giace immerso nei sogni sulla riva di un lago profondo con la lenza protesa sull'acqua. La ragazza dunque lasciava scorrere incontrollata l’immaginazione dietro ogni roccia, dentro ogni fessura del mondo che giace sommerso nelle profondità del nostro essere inconscio. Ed ecco l’esperienza, l’esperienza che credo sia molto più comune tra le donne che scrivono che non tra gli uomini. La lenza le scorreva veloce tra le dita. L’immaginazione aveva preso slancio. Aveva toccato le pozze, le profondità, i luoghi oscuri dove stanno assopiti i pesci più grossi. A quel punto ci fu uno sconquasso. Ci fu un’esplosione. Schiuma e confusione ovunque. L’immaginazione era andata a
cozzare contro qualcosa di duro. La ragazza fu strappata al suo sogno. Era anzi precipitata in uno stato di angoscia acuta e dolorosa. Fuori di metafora, aveva pensato a qualcosa, qualcosa che riguardava il corpo, che riguardava le passioni, che era sconveniente per lei, come donna, esprimere.
Virginia Woolf
Voltando pagina
Saggi 1904-1941
a cura di Liliana Rampello
Il Saggiatore 2011
mercoledì 23 settembre 2015
Scrivere è sfuggire alla realtà reale
Ho scandalosamente distrutto l'illusione? No. I miei personaggi continuano a esistere, e in una realtà che non è meno, o più, reale di quella che ho appena distrutto. L'invenzione, come disse un greco circa duemilacinquecento anni fa, è intrecciata in tutte le cose. Io ritengo che questa nuova realtà (o irrealtà) sia più valida, e vorrei che voi pure condivideste la mia convinzione di non poter controllare del tutto queste creature della mia mente, come voi non controllate i figli, i colleghi, gli amici o addirittura voi stessi.
Dite che questo è assurdo? Che un personaggio o è "reale" o "immaginario"? Se tu la pensi così, hypocrite lecteur, posso soltanto ridere. Tu non consideri del tutto reale neanche il tuo passato; lo agghindi, lo indori, lo diffami, lo censuri, lo rattoppi... in una parola lo romanzi e lo metti su uno scaffale, è il tuo libro, la tua autobiografia romanzata. Tutti noi non facciamo che sfuggire alla realtà reale.
John Fowles
La donna del tenete francese
traduzione di Ettore Capriolo
Mondadori 1970
Dite che questo è assurdo? Che un personaggio o è "reale" o "immaginario"? Se tu la pensi così, hypocrite lecteur, posso soltanto ridere. Tu non consideri del tutto reale neanche il tuo passato; lo agghindi, lo indori, lo diffami, lo censuri, lo rattoppi... in una parola lo romanzi e lo metti su uno scaffale, è il tuo libro, la tua autobiografia romanzata. Tutti noi non facciamo che sfuggire alla realtà reale.
John Fowles
La donna del tenete francese
traduzione di Ettore Capriolo
Mondadori 1970
martedì 22 settembre 2015
finché restiamo soli col silenzio che circonda la testa di Beethoven
Epiloghi
Le cose che non esplodono:
vengon meno, sbiadiscono,
come il sole sbiadisce dalla carne,
come la schiuma esala nella sabbia,
anche il fulmineo lampo dell’amore
non ha un epilogo tonante,
muore invece con un suono di fiori
che sbiadiscono come fa la carne
sotto la pietra pomice sudante,
tutto concorre a dare questa forma
finché restiamo soli col silenzio
che circonda la testa di Beethoven.
Derek Walcott
Mappa del Nuovo Mondo
traduzione di Barbara Bianchi
Adelphi 1992
Endings
Things do not explode,
they fail, they fade,
as sunlight fades from the flesh,
as the foam drains quick in the sand,
even love's lightning flash
has no thunderous end,
it dies with the sound
of flowers fading like the flesh
from sweating pumice stone,
everything shapes this
till we are left
with the silence that surrounds Beethoven's head.
Le cose che non esplodono:
vengon meno, sbiadiscono,
come il sole sbiadisce dalla carne,
come la schiuma esala nella sabbia,
anche il fulmineo lampo dell’amore
non ha un epilogo tonante,
muore invece con un suono di fiori
che sbiadiscono come fa la carne
sotto la pietra pomice sudante,
tutto concorre a dare questa forma
finché restiamo soli col silenzio
che circonda la testa di Beethoven.
Derek Walcott
Mappa del Nuovo Mondo
traduzione di Barbara Bianchi
Adelphi 1992
Endings
Things do not explode,
they fail, they fade,
as sunlight fades from the flesh,
as the foam drains quick in the sand,
even love's lightning flash
has no thunderous end,
it dies with the sound
of flowers fading like the flesh
from sweating pumice stone,
everything shapes this
till we are left
with the silence that surrounds Beethoven's head.
lunedì 21 settembre 2015
Lascia che venga il silenzio
Furono ultime a staccarsi le voci. Non le voci tremende
Della guerra e degli uragani,
E nemmeno voci umane ed amate,
Ma mormorii d’erbe e d’acque, risa di vento, frusciare
Di fronde tra cui scoiattoli invisibili giocavano,
Ronzio felice d’insetti attraverso molte estati
Fino a quell'insetto che più insistente ronzava
Nella stanza dove noi non volevamo morire.
E tutto si confuse in una nota, in un fermo
E sommesso tumulto, come quello del sangue
Quando era vivo il nostro sangue. Ma sapevamo ormai
Che a tutto ciò era impossibile rispondere.
E quando l’Angelo ci chiese: «Volete ancora ricordare?»
Noi stessi l’ implorammo: «Lascia che venga il silenzio!»
Margherita Guidacci
La sabbia e l’angelo
1946 in
Le poesie
a cura di Mauro Del Serra
Casa Editrice Le Lettere 1999
Della guerra e degli uragani,
E nemmeno voci umane ed amate,
Ma mormorii d’erbe e d’acque, risa di vento, frusciare
Di fronde tra cui scoiattoli invisibili giocavano,
Ronzio felice d’insetti attraverso molte estati
Fino a quell'insetto che più insistente ronzava
Nella stanza dove noi non volevamo morire.
E tutto si confuse in una nota, in un fermo
E sommesso tumulto, come quello del sangue
Quando era vivo il nostro sangue. Ma sapevamo ormai
Che a tutto ciò era impossibile rispondere.
E quando l’Angelo ci chiese: «Volete ancora ricordare?»
Noi stessi l’ implorammo: «Lascia che venga il silenzio!»
Margherita Guidacci
La sabbia e l’angelo
1946 in
Le poesie
a cura di Mauro Del Serra
Casa Editrice Le Lettere 1999
domenica 20 settembre 2015
una serie di invisibili lettere che dicono come tutto è già scritto, ma nulla è stato letto
Verso l'Africa
Quando scivoliamo l’uno nell'altra
i nostri volti si fanno più nitidi
sui segreti colori della terra
che si mescolano in un alone verdeturchese
del centro rosso rubino
che ci scaglia fuori nella notte estiva
finché il miele selvatico comincia
a gocciolarci dalle punte delle dita.
E il tuo corpo, che è stanco di viaggiare
come una tribù nomade in estinzione
trasforma la mia anima nel mio sesso
mentre i miei pensieri diventano femminili
e fuggono, casti come polene
seguiti da una scia di sangue e profumo.
E il tuo profilo egizio si volta
verso il riflesso di un sapere obliato dei tuoi occhi nei miei
e fa accendere una serie di invisibili lettere che dicono
come tutto è già scritto, ma nulla è stato letto
finché non sarà scritto ancora, dalla mia vita sulla tua e dalla tua sulla mia
mentre uno di noi è sempre diretto da sud a nord
e l’altro sempre diretto da nord a sud.
Henrik Nordbrandt
Il nostro amore è come Bisanzio
traduzione di Bruno Berni
Donzelli editore 2000
Quando scivoliamo l’uno nell'altra
i nostri volti si fanno più nitidi
sui segreti colori della terra
che si mescolano in un alone verdeturchese
del centro rosso rubino
che ci scaglia fuori nella notte estiva
finché il miele selvatico comincia
a gocciolarci dalle punte delle dita.
E il tuo corpo, che è stanco di viaggiare
come una tribù nomade in estinzione
trasforma la mia anima nel mio sesso
mentre i miei pensieri diventano femminili
e fuggono, casti come polene
seguiti da una scia di sangue e profumo.
E il tuo profilo egizio si volta
verso il riflesso di un sapere obliato dei tuoi occhi nei miei
e fa accendere una serie di invisibili lettere che dicono
come tutto è già scritto, ma nulla è stato letto
finché non sarà scritto ancora, dalla mia vita sulla tua e dalla tua sulla mia
mentre uno di noi è sempre diretto da sud a nord
e l’altro sempre diretto da nord a sud.
Henrik Nordbrandt
Il nostro amore è come Bisanzio
traduzione di Bruno Berni
Donzelli editore 2000
sabato 19 settembre 2015
libri, risa che non riesco a mettere in ordine
Leggi, sono questi i nomi delle cose che
lasciasti – me, libri, il tuo profumo
sparso per la stanza; sogni una
metà e dolori il doppio, baci per
tutto il corpo come tagli profondi
che non si rimargineranno mai; e libri, nostalgia,
la chiave di una casa che non è mai stata la
nostra, una vestaglia di flanella blu che
indosso, quando faccio questo elenco:
libri, risa che non riesco a mettere in ordine,
e rabbia – un vaso di orchidee che
amavi tanto senza che io sapessi perché e
che forse per questo non tornai ad innaffiare; e
libri, il letto disfatto per tanti giorni,
una lettera sul tuo cuscino e tanta
afflizione, tanta solitudine; e in un cassetto
due biglietti per un film d’amore che
non hai visto con me, e altri libri, e anche
una camicia sbiadita con la quale dormo
di notte per stare più vicino a te; e, da
tutte le parti, libri, tanti libri, tante
parole che mai mi hai detto prima della
lettera che scrivesti quella mattina, e io,
io che ancora credo che tornerai, che
ritorni, sia pure solo per i tuoi libri.
Maria do Rosário Pedreira
Traduzione di Mirella Abriani
dalla rivista “Poesia”, Anno XXV, Ottobre 2012, N. 275,
Crocetti Editore
e grazie al blog Poesia in Rete ***
Lê, são estes os nomes…
Lê, são estes os nomes das coisas que
deixaste – eu, livros, o teu perfume
espalhado pelo quarto; sonhos pela
metade e dor em dobro, beijos por
todo o corpo como cortes profundos
que nunca vão sarar; e livros, saudade,
a chave de uma casa que nunca foi a
nossa, um roupão de flanela azul que
tenho vestido enquanto faço esta lista:
livros, risos que não consigo arrumar,
e raiva – um vaso de orquídeas que
amavas tanto sem eu saber porquê e
que talvez por isso não voltei a regar; e
livros, a cama desfeita por tantos dias,
uma carta sobre a tua almofada e tanto
desgosto, tanta solidão; e numa gaveta
dois bilhetes para um filme de amor que
não viste comigo, e mais livros, e também
uma camisa desbotada com que durmo
de noite para estar mais perto de ti; e, por
todo o lado, livros, tantos livros, tantas
palavras que nunca me disseste antes da
carta que escreveste nessa manhã, e eu,
eu que ainda acredito que vais voltar, que
voltas, mesmo que seja só pelos teus livros.
Maria do Rosário Pedreira
da “Nenbum Nome Depois”, Gótica, Lisboa, 2004
lasciasti – me, libri, il tuo profumo
sparso per la stanza; sogni una
metà e dolori il doppio, baci per
tutto il corpo come tagli profondi
che non si rimargineranno mai; e libri, nostalgia,
la chiave di una casa che non è mai stata la
nostra, una vestaglia di flanella blu che
indosso, quando faccio questo elenco:
libri, risa che non riesco a mettere in ordine,
e rabbia – un vaso di orchidee che
amavi tanto senza che io sapessi perché e
che forse per questo non tornai ad innaffiare; e
libri, il letto disfatto per tanti giorni,
una lettera sul tuo cuscino e tanta
afflizione, tanta solitudine; e in un cassetto
due biglietti per un film d’amore che
non hai visto con me, e altri libri, e anche
una camicia sbiadita con la quale dormo
di notte per stare più vicino a te; e, da
tutte le parti, libri, tanti libri, tante
parole che mai mi hai detto prima della
lettera che scrivesti quella mattina, e io,
io che ancora credo che tornerai, che
ritorni, sia pure solo per i tuoi libri.
Maria do Rosário Pedreira
Traduzione di Mirella Abriani
dalla rivista “Poesia”, Anno XXV, Ottobre 2012, N. 275,
Crocetti Editore
e grazie al blog Poesia in Rete ***
Lê, são estes os nomes…
Lê, são estes os nomes das coisas que
deixaste – eu, livros, o teu perfume
espalhado pelo quarto; sonhos pela
metade e dor em dobro, beijos por
todo o corpo como cortes profundos
que nunca vão sarar; e livros, saudade,
a chave de uma casa que nunca foi a
nossa, um roupão de flanela azul que
tenho vestido enquanto faço esta lista:
livros, risos que não consigo arrumar,
e raiva – um vaso de orquídeas que
amavas tanto sem eu saber porquê e
que talvez por isso não voltei a regar; e
livros, a cama desfeita por tantos dias,
uma carta sobre a tua almofada e tanto
desgosto, tanta solidão; e numa gaveta
dois bilhetes para um filme de amor que
não viste comigo, e mais livros, e também
uma camisa desbotada com que durmo
de noite para estar mais perto de ti; e, por
todo o lado, livros, tantos livros, tantas
palavras que nunca me disseste antes da
carta que escreveste nessa manhã, e eu,
eu que ainda acredito que vais voltar, que
voltas, mesmo que seja só pelos teus livros.
Maria do Rosário Pedreira
da “Nenbum Nome Depois”, Gótica, Lisboa, 2004
venerdì 18 settembre 2015
A nessuno parlo, all'infuori dell’eco, a nessuno
Portovenere
Di nuovo cupo il mare. Tu capisci,
è l’ultima notte. Ma chi chiamo ? A nessuno
parlo, all'infuori dell’eco, a nessuno.
Dove strapiomba la roccia il mare è nero, e rimbomba
in una campana di pioggia. Un pipistrello
urta come stupito sbarre d’aria,
e tutti questi giorni sono persi, lacerati
dalle sue ali nere, a questa gloria
d’acque fedeli resto indifferente,
se ancora non parlo né a te né a niente. Svaniscano
questi « bei giorni »! Parto, invecchio, che importa,
il mare dietro a chi va sbatte la porta.
Philippe Jaccottet
Il Barbagianni. L’Ignorant
(con un saggio di Jean Starobinski
a cura di Fabio Pusterla
Einaudi 1992
da L’Effraie
Gallimard 1953
La mer est de nouveau obscure. Tu comprends,
c’est la dernière nuit.Mais qui vais-je appelant ?
Hors l’écho, je ne parle à personne, à personne.
Où s’écroulent les rocs, la mer est noire, et tonne
dans sa cloche de pluie. Une chauve-souris
cogne aux barreaux de l’air d’un vol comme surpris,
tous ces jours sont perdus, déchirés par ses ailes
noires, la majesté de ces eaux trop fidèles
me laisse froid, puisque je ne parle toujours
ni à toi, ni à rien. Qu’ils sombrent, ces « beaux jours »!
Je pars, je continue à vieillir, peu m’importe,
sur qui s’en va la mer saura claquer la porte.
Di nuovo cupo il mare. Tu capisci,
è l’ultima notte. Ma chi chiamo ? A nessuno
parlo, all'infuori dell’eco, a nessuno.
Dove strapiomba la roccia il mare è nero, e rimbomba
in una campana di pioggia. Un pipistrello
urta come stupito sbarre d’aria,
e tutti questi giorni sono persi, lacerati
dalle sue ali nere, a questa gloria
d’acque fedeli resto indifferente,
se ancora non parlo né a te né a niente. Svaniscano
questi « bei giorni »! Parto, invecchio, che importa,
il mare dietro a chi va sbatte la porta.
Philippe Jaccottet
Il Barbagianni. L’Ignorant
(con un saggio di Jean Starobinski
a cura di Fabio Pusterla
Einaudi 1992
da L’Effraie
Gallimard 1953
La mer est de nouveau obscure. Tu comprends,
c’est la dernière nuit.Mais qui vais-je appelant ?
Hors l’écho, je ne parle à personne, à personne.
Où s’écroulent les rocs, la mer est noire, et tonne
dans sa cloche de pluie. Une chauve-souris
cogne aux barreaux de l’air d’un vol comme surpris,
tous ces jours sont perdus, déchirés par ses ailes
noires, la majesté de ces eaux trop fidèles
me laisse froid, puisque je ne parle toujours
ni à toi, ni à rien. Qu’ils sombrent, ces « beaux jours »!
Je pars, je continue à vieillir, peu m’importe,
sur qui s’en va la mer saura claquer la porte.
giovedì 17 settembre 2015
La contemplazione della natura e la nascita del linguaggio
Chi abbia avuto la ventura di nascere in campagna (o almeno in un giardino abbastanza vasto da non saperne troppo bene i confini) porterà per tutta la vita il sentimento di un arcano e pure preciso linguaggio, di uno svolgersi musicale di frasi che, mentre colma i sensi di sovrabbondante letizia, annuncia alla mente un ultimo disegno, sempre di nuovo promesso e differito.
Cristina Campo
Gli imperdonabili
Il flauto e il tappeto
Adelphi 1987
Cristina Campo
Gli imperdonabili
Il flauto e il tappeto
Adelphi 1987
mercoledì 16 settembre 2015
Una reciproca corrispondenza, una coesistenza, una simbiosi: l'amore secondo Luigi Nono
Alla fine dell'intervista Nuria va a cercare il testo di Incontri la traduzione musicale del loro amore. Non resta che trascrivere le parole di Nono.
"Nella composizione Incontri si incontrano due strutture. Ognuna delle due strutture è in sé autonoma e si differenzia dall'altra nella costruzione ritmica, nel timbro e nella dinamica della proiezione armonica e melodica. Ma tra le due strutture esiste un rapporto di proporzioni costanti. Così come due esseri, distinti l'uno dall'altro e in sé autonomi, s'incontrano e possono nel loro incontro divenire non tanto un'unità, ma una reciproca corrispondenza, una coesistenza, una simbiosi".
frammento della bella intervista di Simonetta Fiori a Nuria Schoenberg moglie di Luigi Nono
Repubblica martedì 15 settembre 2015
"Nella composizione Incontri si incontrano due strutture. Ognuna delle due strutture è in sé autonoma e si differenzia dall'altra nella costruzione ritmica, nel timbro e nella dinamica della proiezione armonica e melodica. Ma tra le due strutture esiste un rapporto di proporzioni costanti. Così come due esseri, distinti l'uno dall'altro e in sé autonomi, s'incontrano e possono nel loro incontro divenire non tanto un'unità, ma una reciproca corrispondenza, una coesistenza, una simbiosi".
frammento della bella intervista di Simonetta Fiori a Nuria Schoenberg moglie di Luigi Nono
Repubblica martedì 15 settembre 2015
martedì 15 settembre 2015
Per scrivere servono un'immaginazione straordinaria e una grande precisione
In questo contesto esplosivo, qual è il ruolo della letteratura?
"La letteratura è la cosa più pericolosa che ci sia. Nelle società libere non ce ne accorgiamo, ma la sua carica sovversiva è evidente nei regimi autoritari, nelle dittature ideologiche e militari, che hanno creato sistemi per controllare quelli che scrivono. In Messico i giornalisti sono vittime delle mafie, del cartello dei narcotrafficanti, e non possono esercitare alcun diritto di critica. Lo stesso avviene in molti altri paesi e genera attentati come quello di Parigi a Charlie Hebdo . La censura uccide la democrazia. La libertà d'espressione è il bene più prezioso che abbiamo. Leggere crea comunione e fratellanza e arricchisce la vita delle persone. I libri servono a vivere le vite degli altri, a incarnarsi nei personaggi dai destini inusuali, a viaggiare nel tempo e nello spazio, a conoscere altre culture".
Il romanzo dunque è una delle poche certezze che ci restano?
"È impossibile pensare a un mondo senza finzione. Lo storytelling è indispensabile per il genere umano, per creare un'esistenza migliore di quella che abbiamo. Il romanzo è una delle sue manifestazioni. La lettura non è passiva come fissare uno schermo. Recentemente ho riletto Guerra e pace . La Storia è stata profondamente alterata dalla visione nazionalista, russa, di Tolstoj, ma non è importante, così come crediamo a Kafka, quando ci dice che Gregor Samsa si trasforma in uno scarafaggio. Tutte le grandi opere dicono la verità, pur mentendo. Non si tratta di una verità oggettiva, ma di quella letteraria. Quando scrivo, faccio ricerche sul campo, ma la narrativa non è un libro di testo o un saggio di sociologia. Mi documento per poter mentire con cognizione di causa".
E nella sua scrittura, che meccanismi utilizza?
"Il mio punto di partenza è sempre un'immagine, ma non ho ancora capito perché alcuni accadimenti mi obblighino a scrivere e altri non lascino tracce. I primi probabilmente toccano qualche nodo vitale della mia personalità, del mio inconscio. È un mistero che non decifrerò mai. E sì, lo scrittore parte nudo, alle prese con i ricordi puri e crudi, e si riveste con la fantasia".
Quale consiglio darebbe a chi volesse praticare l'arte della scrittura?
"Servono un'immaginazione straordinaria e una grande precisione. Un cocktail micidiale, apparentemente incompatibile. Ma lo consigliava anche Borges ".
frammenti dell'intervista di Annarita Briganti a Mario Vargas Llosa
Repubblica 14 settembre 2015
"La letteratura è la cosa più pericolosa che ci sia. Nelle società libere non ce ne accorgiamo, ma la sua carica sovversiva è evidente nei regimi autoritari, nelle dittature ideologiche e militari, che hanno creato sistemi per controllare quelli che scrivono. In Messico i giornalisti sono vittime delle mafie, del cartello dei narcotrafficanti, e non possono esercitare alcun diritto di critica. Lo stesso avviene in molti altri paesi e genera attentati come quello di Parigi a Charlie Hebdo . La censura uccide la democrazia. La libertà d'espressione è il bene più prezioso che abbiamo. Leggere crea comunione e fratellanza e arricchisce la vita delle persone. I libri servono a vivere le vite degli altri, a incarnarsi nei personaggi dai destini inusuali, a viaggiare nel tempo e nello spazio, a conoscere altre culture".
Il romanzo dunque è una delle poche certezze che ci restano?
"È impossibile pensare a un mondo senza finzione. Lo storytelling è indispensabile per il genere umano, per creare un'esistenza migliore di quella che abbiamo. Il romanzo è una delle sue manifestazioni. La lettura non è passiva come fissare uno schermo. Recentemente ho riletto Guerra e pace . La Storia è stata profondamente alterata dalla visione nazionalista, russa, di Tolstoj, ma non è importante, così come crediamo a Kafka, quando ci dice che Gregor Samsa si trasforma in uno scarafaggio. Tutte le grandi opere dicono la verità, pur mentendo. Non si tratta di una verità oggettiva, ma di quella letteraria. Quando scrivo, faccio ricerche sul campo, ma la narrativa non è un libro di testo o un saggio di sociologia. Mi documento per poter mentire con cognizione di causa".
E nella sua scrittura, che meccanismi utilizza?
"Il mio punto di partenza è sempre un'immagine, ma non ho ancora capito perché alcuni accadimenti mi obblighino a scrivere e altri non lascino tracce. I primi probabilmente toccano qualche nodo vitale della mia personalità, del mio inconscio. È un mistero che non decifrerò mai. E sì, lo scrittore parte nudo, alle prese con i ricordi puri e crudi, e si riveste con la fantasia".
Quale consiglio darebbe a chi volesse praticare l'arte della scrittura?
"Servono un'immaginazione straordinaria e una grande precisione. Un cocktail micidiale, apparentemente incompatibile. Ma lo consigliava anche Borges ".
frammenti dell'intervista di Annarita Briganti a Mario Vargas Llosa
Repubblica 14 settembre 2015
lunedì 14 settembre 2015
Gli scrittori del secolo nuovo
Il romanziere resta sempre un dio, dal momento che crea (neanche il più aleatorio dei moderni romanzi d'avanguardia è riuscito a sopprimere completamente il suo autore); ciò che è cambiato è che noi non siamo più gli dèi dell'immagine vittoriana, onniscienti e sentenziosi; ma dèi secondo una nuova immagine teologica, e il nostro principio fondamentale è la libertà, non l'autorità.
John Fowles
La donna del tenete francese
traduzione di Ettore Capriolo
Mondadori 1970
John Fowles
La donna del tenete francese
traduzione di Ettore Capriolo
Mondadori 1970
domenica 13 settembre 2015
fuori il ciliegio è immerso nel sereno
Dietro i vetri
Compunto, quasi un monaco, d’amore
lascio le carte, vado verso dove
il sole fra le tende alle finestra
è smania, lumine scaleno d’ambra
sull'angolo del tavolo o una sosta;
scosto le tende, roveti dai vetri
e da me stesso e il mordere dell’ansia,
fuori il ciliegio è immerso nel sereno
ma dentro il sole, fertile nell'aria
trema ogni foglia che non è più foglia
e la foglia che era adesso va via
e salpa la sua prora d’allegria.
Pierluigi Cappello
Assetto di volo. Poesie 1992-2005
a cura di Anna De Simone
Crocetti Editore 2007
Compunto, quasi un monaco, d’amore
lascio le carte, vado verso dove
il sole fra le tende alle finestra
è smania, lumine scaleno d’ambra
sull'angolo del tavolo o una sosta;
scosto le tende, roveti dai vetri
e da me stesso e il mordere dell’ansia,
fuori il ciliegio è immerso nel sereno
ma dentro il sole, fertile nell'aria
trema ogni foglia che non è più foglia
e la foglia che era adesso va via
e salpa la sua prora d’allegria.
Pierluigi Cappello
Assetto di volo. Poesie 1992-2005
a cura di Anna De Simone
Crocetti Editore 2007
sabato 12 settembre 2015
Il suo respiro, il filo e la sostanza del poeta
NAMAZIANO
Non le barche, le scapole dei servi
amare al peso del trasloco, o l’alba
marina di Roma; lui magister
alzò su di sé lo sguardo, divenne
zona viva tra il suo respiro e l’altro
il filo e la sostanza del poeta;
allora non fu partenza il congedo:
nero, in mezzo, lo scalpito del mare
oltre l’indice teso del pontile.
Pierluigi Cappello
Azzurro elementare
Il settimo cielo
Poesie 1992-2010
Rizzoli 2013
Non le barche, le scapole dei servi
amare al peso del trasloco, o l’alba
marina di Roma; lui magister
alzò su di sé lo sguardo, divenne
zona viva tra il suo respiro e l’altro
il filo e la sostanza del poeta;
allora non fu partenza il congedo:
nero, in mezzo, lo scalpito del mare
oltre l’indice teso del pontile.
Pierluigi Cappello
Azzurro elementare
Il settimo cielo
Poesie 1992-2010
Rizzoli 2013
venerdì 11 settembre 2015
Il foglio battuto dalla luce
Un foglio
Questo foglio. Battuto per tre quarti
dalla luce. Nella sua luce cresca
l'incerto zampettio delle parole.
Pierluigi Cappello
Azzurro elementare
Il settimo cielo
Poesie 1992-2010
Rizzoli 2013
Questo foglio. Battuto per tre quarti
dalla luce. Nella sua luce cresca
l'incerto zampettio delle parole.
Pierluigi Cappello
Azzurro elementare
Il settimo cielo
Poesie 1992-2010
Rizzoli 2013
giovedì 10 settembre 2015
I poeti a San Pietroburgo
C'era una volta a Pietroburgo
Marina Cvetaeva
Serata non terrestre
a cura di Marilena Rea
Passigli 2015
anticipato su Repubblica del 31 luglio 2015
Lënja. Esenin. Amici indivisibili, indissolubili. Sul loro volto, sui loro volti
così sbalorditivamente diversi si sono ricongiunte, sono riconfluite
due razze, due classi, due mondi. Si sono ricongiunti — attraverso tutto e tutti — i poeti. Lënja si recava da Esenin in campagna, Esenin a Pietroburgo non si
staccava mai da Lënja. Così rivedo le loro due teste unite — al buffet — in
un bell'abbraccio intimo che aveva trasformato quel tavolino in un banco di
scuola… (Immagino di girargli lentamente attorno: la superficie nera della
testa di Lënja, quella bizzarra con i ricci folti di Esenin, i fiordalisi di Esenin,
le mandorle marroni di Lënja). È bello quando c'è un tale contrasto — e una
tale armonia.
Che soddisfazione, come per una rima rara e perfetta.
[...] *** Me ne sto seduta in questa sala gialla e deserta — forse per i cammelli di Serëza — e leggo le mie poesie, anzi non leggo — dico a memoria. Ho cominciato a leggerle sul quaderno solo quando ho smesso di ricordarle a memoria, e ho smesso di ricordarle quando ho smesso di dirle, e ho smesso di dirle quando hanno smesso di chiederle, e hanno smesso di chiederle nel 1922
— anno della mia partenza dalla Russia. Da un mondo dove le mie poesie
erano necessarie a qualcuno come il pane, sono precipitata in un mondo
dove le mie poesie non servono a nessuno, né le mie poesie né le poesie in
generale, servono da dessert: se il dessert serve a qualcuno… [...] A dirla
tutta: i versi su Mosca che hanno seguito il mio arrivo a Pietroburgo li devo
ad Achmatova, al mio amore per lei, alla mia speranza di regalarle
qualcosa di più eterno dell'amore, ciò che è più eterno dell'amore. Se
avessi potuto regalarle semplicemente il Cremlino, probabilmente non avrei
scritto questi versi. In un certo senso ero in competizione con Achmatova,
ma non del tipo "farò meglio di lei", bensì — non posso fare meglio e
questo non posso fare meglio — porlo ai suoi piedi. Competizione?
Devozione. So che Achmatova, dopo, nel 1916-17, non si staccava più
dalle mie poesie manoscritte e che le ha portate così tanto tempo nella
borsetta che si sono tutte spiegazzate e consumate. Lo ha raccontato Osip
Mandel'stam — una delle più grandi gioie della mia vita.
Continuano a leggere gli altri. Esenin legge Le chiavi di Maria , accettato da
"Letopis'" di Gor'kij, ma proibito dalla censura.
[...] Osip Mandel'stam, socchiusi gli occhi da cammello, vaticina: Andremo a Caarskoe Seelo liberi, felici, ubriachi, lì sorridono gli ulani, balzando sulla sella dura. […].
Leggono Lënja, Ivanov, Ocup, Ivnev, e, mi sembra, Gorodeckij. Molti altri li
ho dimenticati. Ma so che leggeva tutta Pietroburgo, a parte Achmatova
che si trovava in Crimea e Gumilëv — sul fronte.
Leggeva tutta Pietroburgo e una sola Mosca.
… E la bufera imperversa incessantemente fuori le enormi finestre. E il
tempo vola.
Marina Cvetaeva
Serata non terrestre
a cura di Marilena Rea
Passigli 2015
anticipato su Repubblica del 31 luglio 2015
mercoledì 9 settembre 2015
La scrittura è un atto di coraggio
Se dobbiamo dire ciò che la scrittura è, dovremmo definirla essenzialmente come un atto di coraggio.
Cynthia Ozick
If we had to say what writing is, we would have to define it essentially as an act of courage.
Cynthia Ozick
If we had to say what writing is, we would have to define it essentially as an act of courage.
martedì 8 settembre 2015
Mare rivoltato dai venti dell'alba
mare rivoltato dai venti dell'alba
di profondità socchiuse senza parola senza amore
quanto dolore scavato sotto il bianco
di pelli e pensieri abbandonati
dalle notti di tormenta sulle rocce -
di profondità socchiuse senza parola senza amore
quanto dolore scavato sotto il bianco
di pelli e pensieri abbandonati
dalle notti di tormenta sulle rocce -
Lorand Gaspar
Conoscenza della luce
a cura di Maria Luisa Vezzali
Donzelli 2006
mer retournée per les vents de l'aube
de fonds entrouverts sans mot sans amour
tant de douleur fouillé sous les blancs
de peaux et de pensées qu'abandonnent
les nuits de tourmente sur les rochers -
lunedì 7 settembre 2015
Scrivere significa vivere nel paradiso della mente
(...) l'atto di scrivere, quando va bene, mi dà un piacere, una gioia, che non somiglia a nessun'altra. Mi porta in un altrove che mi assorbe interamente facendomi dimenticare tutto, ansie, preoccupazioni e persino il passare del tempo. In quel raro, paradisiaco stato della mente arrivo a scrivere senza sosta fino a che non riesco più a vedere il foglio. E solo allora scopro che è scesa la sera.
Oliver Sacks 1933-2015
frammento tratto dal libro autobiografico On the move - In movimento che in Italia verrà pubblicato da Adelphi e citato nell'articolo che Livia Manera gli ha dedicato
Corriere della Sera di lunedì 31 agosto 2015
Oliver Sacks 1933-2015
frammento tratto dal libro autobiografico On the move - In movimento che in Italia verrà pubblicato da Adelphi e citato nell'articolo che Livia Manera gli ha dedicato
Corriere della Sera di lunedì 31 agosto 2015
domenica 6 settembre 2015
La poesia è la parola che ci rivela a noi stessi
Come amiamo, sì, confessiamo
anche questo crimine, la poesia,
la parola che ci rivela a noi stessi,
l'immagine che inventa la realtà,
ci immerge nella corrente della vita,
spazza via la noia.
Manlio Cancogni 1916-2015
nell'articolo che gli ha dedicato Fabio Galati
Repubblica mercoledì 2 settembre 2015
Manlio Cancogni 1916-2015
nell'articolo che gli ha dedicato Fabio Galati
Repubblica mercoledì 2 settembre 2015
sabato 5 settembre 2015
Scrivere e riscrivere: la più grande felicità al mondo
Trovo che è il più riuscito dei miei romanzi... Ora posso scrivere e riscrivere indefinitamente: non c'è più grande felicità al mondo.
Virginia Woolf a proposito di Mrs Dalloway
Diario 1925-1930
Virginia Woolf a proposito di Mrs Dalloway
Diario 1925-1930
a cura di Bianca Tarozzi
BUR 2012
venerdì 4 settembre 2015
Tutto doveva essere scrittura
(...) Dietro le lettere, esisteva per la Woolf un secondo livello di scrittura: quello del Diario. La voce spumeggiante della conversazione e della corrispondenza si placava: ora parlava, a bassa voce, quasi in silenzio, con se stessa, qualche volta con la sua anima. Non doveva più sedurre nessuno, né essere sedotta da nessuno. Poteva scrivere sempre sul diario, anche quando era troppo turbata per leggere o comporre romanzi. Era l'assoluto confidente: l'amico col quale poteva aprirsi sempre; sebbene non gli dicesse mai tutto, perché il luogo
dell'assoluta rivelazione era soltanto la letteratura. Le dava rifugio, riposo, calma, certezza: sopratutto fondamento; senza di esso, si sentiva perduta. Voleva che nella sua vita non ci fossero tempi vuoti: tutto doveva essere scrittura, tranne quel poco che si dissipava nelle parole parlate.
Così si esercitava: faceva le sue gamme; lavorava a certi effetti, scioglieva e slegava lo stile. Una volta, pose addirittura il diario al di sopra dei romanzi. Pensò a un libro fatto interamente, unicamente e senza riserve di pensieri. "Supponiamo che io possa afferrarli prima che si cambino in opera d' arte. Afferrarli al volo quando ci vengono inopinatamente allo spirito". (...)
Pietro Citati
I fantasmi di Virginia Woolf
Repubblica 20 gennaio 1999
dell'assoluta rivelazione era soltanto la letteratura. Le dava rifugio, riposo, calma, certezza: sopratutto fondamento; senza di esso, si sentiva perduta. Voleva che nella sua vita non ci fossero tempi vuoti: tutto doveva essere scrittura, tranne quel poco che si dissipava nelle parole parlate.
Così si esercitava: faceva le sue gamme; lavorava a certi effetti, scioglieva e slegava lo stile. Una volta, pose addirittura il diario al di sopra dei romanzi. Pensò a un libro fatto interamente, unicamente e senza riserve di pensieri. "Supponiamo che io possa afferrarli prima che si cambino in opera d' arte. Afferrarli al volo quando ci vengono inopinatamente allo spirito". (...)
Pietro Citati
I fantasmi di Virginia Woolf
Repubblica 20 gennaio 1999
giovedì 3 settembre 2015
Un paesaggio di settembre, così quieto, così saggio
C’è un periodo all'inizio di settembre in cui tutto può sembrare maturo, dorato, chiarificato. Una quieta alta pressione aleggia sopra la regione, infondendole uno strano aspetto solenne. Questo paesaggio singolarmente piatto, con le sue isole coperte di latifoglie, può allora apparire idilliaco. I boschetti di querce imponenti sono ancora abbastanza verdi e hanno un’aria così quieta, così saggia. Le onde si infrangono lente contro la riva e i ciottoli tondi ridono alle loro carezze gentili.
Lars Gustafsson
L’uomo sulla bicicletta blu
traduzione di Carmen Giorgetti Cima
Iperborea 2015
Lars Gustafsson
L’uomo sulla bicicletta blu
traduzione di Carmen Giorgetti Cima
Iperborea 2015
mercoledì 2 settembre 2015
Schianta ancora il tuo petto contro il mio
Settembre, notte
Ora solo il linguaggio può ridire quei gesti
scriverne piano ripetendo l’ardore con cautela
fissando perché restino ancora in questa stanza
le grandi ombre di allora.
Schianta ancora il tuo petto contro il mio
perché questa è l’unica orma dell’amore
l’autunno che replicava
stelle quasi da un mondo uguale
la finestra, la cornice di abete
l’addolorato trattenersi delle schiene.
Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999
Ora solo il linguaggio può ridire quei gesti
scriverne piano ripetendo l’ardore con cautela
fissando perché restino ancora in questa stanza
le grandi ombre di allora.
Schianta ancora il tuo petto contro il mio
perché questa è l’unica orma dell’amore
l’autunno che replicava
stelle quasi da un mondo uguale
la finestra, la cornice di abete
l’addolorato trattenersi delle schiene.
Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999
martedì 1 settembre 2015
Settembre a Venezia
Già di settembre imbrunano
a Venezia i crepuscoli precoci
e di gramaglie vestono le pietre.
Dardeggia il sole l'ultimo suo raggio
sugli ori dei mosaici ed accende
fuochi di paglia, effimera bellezza.
Vincenzo Cardarelli
Poesie
Mondadori 1942
a Venezia i crepuscoli precoci
e di gramaglie vestono le pietre.
Dardeggia il sole l'ultimo suo raggio
sugli ori dei mosaici ed accende
fuochi di paglia, effimera bellezza.
Vincenzo Cardarelli
Poesie
Mondadori 1942