“Io penso che si debba scrivere senza interiorità, con lo sguardo di un bambino che è talmente oggettivo da sfiorare il cinismo”.
Agota Kristof citata in un'intervista di Sandra Petrignani
Elena Petrassi: Una città è un sogno di cemento e pietra sognato da centinaia di anni: io sono il sogno. Milano parla, io racconto Milano e il mondo visto e immaginato da questo sogno. Raccolgo frammenti dal mondo e dai libri e li trascrivo.
lunedì 30 settembre 2013
domenica 29 settembre 2013
Esistono libri che servono
Esistono libri che servono
a svelare altri libri,
ma scrivere in genere è nascondere,
sottrarre alla realtà qualcosa
di cui sentirà la mancanza.
Questa maieutica del segno
indicando le cose con il loro dolore
insegna a riconoscerle.
ma scrivere in genere è nascondere,
sottrarre alla realtà qualcosa
di cui sentirà la mancanza.
Questa maieutica del segno
indicando le cose con il loro dolore
insegna a riconoscerle.
Valerio Magrelli
Ora serrata retinae
Feltrinelli 1981sabato 28 settembre 2013
Le parole fanno caldo il nostro sonno
(appartenere)
Dorme in un gelo diverso l’acqua di pozzanghere,
l’acqua che diviene spreco; l’autunno di campagne
vive di presenza e dispersione.
Le parole fanno caldo il nostro sonno.
Ecco per dove passerà la via
che sanerà la sete: per luce o cumulo di voci nebulose
per tutte le ricevute, per gli orologi senza suoneria,
per mappe catastali. L’essenza della vita
è un semplice lavoro, il vuoto d’energia che si dimentica
nell’attimo di un’alluvione. E mai completa,
un infinito lavorìo, la casa del riparo
sta lì per tenere il proprio vuoto, dove non ci saranno
mai quelli che non sono
nati. La casa è indifferente ai temporali
all’acqua che si divide dalle acque
che arrivano da oriente, piogge
soltanto – felici di non essere
acque morte.
(Rocca di mezzo, Roma, 13 febbraio 2003)
Mario De Santis
La polvere nell’acqua
Crocetti Editore 2012
Dorme in un gelo diverso l’acqua di pozzanghere,
l’acqua che diviene spreco; l’autunno di campagne
vive di presenza e dispersione.
Le parole fanno caldo il nostro sonno.
Ecco per dove passerà la via
che sanerà la sete: per luce o cumulo di voci nebulose
per tutte le ricevute, per gli orologi senza suoneria,
per mappe catastali. L’essenza della vita
è un semplice lavoro, il vuoto d’energia che si dimentica
nell’attimo di un’alluvione. E mai completa,
un infinito lavorìo, la casa del riparo
sta lì per tenere il proprio vuoto, dove non ci saranno
mai quelli che non sono
nati. La casa è indifferente ai temporali
all’acqua che si divide dalle acque
che arrivano da oriente, piogge
soltanto – felici di non essere
acque morte.
(Rocca di mezzo, Roma, 13 febbraio 2003)
Mario De Santis
La polvere nell’acqua
Crocetti Editore 2012
venerdì 27 settembre 2013
Poetica e immagine di sé
Sostiene Borges che uno scrittore, come un artista, impiega una vita intera a definire la sua poetica, ma poi alla fine «quel che lascia, se ha fortuna, è un’immagine di sé»
frammento di un articolo di Sandra Petrignani dedicato a Georgia O’Keeffe
frammento di un articolo di Sandra Petrignani dedicato a Georgia O’Keeffe
giovedì 26 settembre 2013
Temporali della scrittura
Con il tempo ho cambiato modo di scrivere. Con il tempo ho tolto tutto quello che non serviva. Ho imparato a inquadrare, sono tornato all’essenziale. I miei prossimi libri li porterò addosso come vestiti leggeri, saranno incollati alla mia pelle, saranno la mia pelle.
Se oggi si scrivono pochi buoni libri non è perché si scrive male. Ma è perché solo pochissimi sanno liberarsi di antiche paure per scrivere romanzi degni di questo nome. Le storie, i racconti, i romanzi, sono come temporali. Non sai quanto durano, ma sai che finiranno. Non sai quanti lampi, e tuoni ci saranno, come non puoi sapere che direzione prenderà la pioggia e neppure come sarà la luce. Potranno scoppiare di notte, potranno essere estivi, o arrivare in pieno inverno, magari in alta montagna. Ma sarà acqua che ti arriva addosso, mentre tutto attorno si ferma, mentre un cielo sconosciuto ti sta parlando.
Ecco, dovessi tenere questa mattina una lezione di scrittura comincerei dai temporali. Scrivete come foste dentro un temporale. E aspettate che passi, per capire chi siete diventati, perché se un vostro racconto sa dirvi chi siete diventati allora non c’è bisogno di imparare a scrivere. Sapete già scrivere.
Roberto Cotroneo
frammento del post del 23 giugno 2013
Se oggi si scrivono pochi buoni libri non è perché si scrive male. Ma è perché solo pochissimi sanno liberarsi di antiche paure per scrivere romanzi degni di questo nome. Le storie, i racconti, i romanzi, sono come temporali. Non sai quanto durano, ma sai che finiranno. Non sai quanti lampi, e tuoni ci saranno, come non puoi sapere che direzione prenderà la pioggia e neppure come sarà la luce. Potranno scoppiare di notte, potranno essere estivi, o arrivare in pieno inverno, magari in alta montagna. Ma sarà acqua che ti arriva addosso, mentre tutto attorno si ferma, mentre un cielo sconosciuto ti sta parlando.
Ecco, dovessi tenere questa mattina una lezione di scrittura comincerei dai temporali. Scrivete come foste dentro un temporale. E aspettate che passi, per capire chi siete diventati, perché se un vostro racconto sa dirvi chi siete diventati allora non c’è bisogno di imparare a scrivere. Sapete già scrivere.
Roberto Cotroneo
frammento del post del 23 giugno 2013
mercoledì 25 settembre 2013
Il pellegrinaggio serale del pensiero
È tempo adesso che cominci
il pellegrinaggio serale del pensiero.
Raccolto da ogni angolo del corpo
si disponga di nuovo sulla pagina
secondo la lenta oscillazione della mano.
Questa è la muta
taumaturgia del gesto
che assolvendo il giorno lo dissolve.
Io scruto le parole come dadi
o bestie sacrificali o uccelli,
e ne consulto l’intreccio
e ne misuro l’andare
nel cielo del cervello.
È come chiedere
ed augurare il nome
ad ogni notte.
Valerio Magrelli
Poesie (1980–1992) e altre poesie
Einaudi 1996
martedì 24 settembre 2013
Quando il respiro ha eretto la capanna della notte
Quando il respiro
ha eretto la capanna della notte
ed esce
a cercare in cielo la sua fluttuante dimora
e il corpo
vigneto sanguinante
ha riempito le botti del silenzio
gli occhi sono traboccati
nella luce veggente
Quando ognuno s’è vanificato
nel suo segreto
e tutto s’è compiuto due volte –
la nascita
sale cantando per ogni scala di Giacobbe
agli organi della morte –
allora
un bel lampeggiare
accende il tempo
Nelly Sachs
Poesie
a cura di Ida Porena
Einaudi 2006
lunedì 23 settembre 2013
La variazione della parola
La
variazione della parola
fa scivolare il pensiero
lungo la pagina.
Come uno spettro luminoso
il verbo lentamente muta
e trascolora.
Sono innesti graduali,
ogni segno conosce
un’alba ed una sera.
A volte muoiono
popoli di vocaboli
secondo le carestie
silenziose della mente.
Capita anche che giungano sul foglio
nomi improvvisi, nomadi
che vagano qualche tempo
prima di ripartire.
Io osservo tutto questo
perché sono il custode del quaderno
e prima della notte faccio il giro
per chiuderne le porte.
fa scivolare il pensiero
lungo la pagina.
Come uno spettro luminoso
il verbo lentamente muta
e trascolora.
Sono innesti graduali,
ogni segno conosce
un’alba ed una sera.
A volte muoiono
popoli di vocaboli
secondo le carestie
silenziose della mente.
Capita anche che giungano sul foglio
nomi improvvisi, nomadi
che vagano qualche tempo
prima di ripartire.
Io osservo tutto questo
perché sono il custode del quaderno
e prima della notte faccio il giro
per chiuderne le porte.
Valerio
Magrelli
Ora
serrata retinae
Feltrinelli
1981
domenica 22 settembre 2013
Dietro questa mia lingua
Dietro queste
immagini che lampeggiano
Dietro queste immagini che lampeggiano
sul foglio c’è una regola,
un punto geografico del mio osservare,
una gradazione delle diottrie mentali,
un’impronta digitale,
dietro questa mia lingua
c’è una popolazione del cervello.
Dietro di me ci sono io, bifronte,
curvo sullo specchio del pensiero.
Dietro queste immagini che lampeggiano
sul foglio c’è una regola,
un punto geografico del mio osservare,
una gradazione delle diottrie mentali,
un’impronta digitale,
dietro questa mia lingua
c’è una popolazione del cervello.
Dietro di me ci sono io, bifronte,
curvo sullo specchio del pensiero.
Valerio
Magrelli
Ora
serrata retinae
Feltrinelli
1981
sabato 21 settembre 2013
Dalla mia mano l’autunno bruca la sua foglia
Corona
Dalla mia mano l’autunno bruca la sua foglia:
siamo amici
Sgusciamo il tempo dalle noci e gli insegniamo a camminare:
il tempo ritorna nel guscio.
Nello specchio è domenica,
nel sogno si dorme,
la bocca fa profezia.
Il mio occhio scende sul sesso dell’amata:
ci guardiamo,
ci diciamo cose oscure,
ci amiamo l'un l'altra come papavero e memoria,
dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio di sangue della luna.
Stiamo abbracciati alla finestra, dalla strada ci guardano:
è tempo che si sappia!
È tempo che la pietra si decida a fiorire,
che l’inquietudine abbia un cuore che batte.
È tempo che sia tempo.
È tempo.
Paul Celan
Papavero e Memoria
Mohn und Gedächtnis
1952
Corona
Aus der Hand frißt der Herbst mir sein Blatt: wir sind Freunde.
Wir schälen die Zeit aus den Nüssen und lehren sie gehn:
die Zeit kehrt zurück in die Schale.
Im Spiegel ist Sonntag,
im Traum wird geschlafen,
der Mund redet wahr.
Mein Aug steigt hinab zum Geschlecht der Geliebten:
wir sehen uns an,
wir sagen uns Dunkles,
wir lieben einander wie Mohn und Gedächtnis,
wir schlafen wie Wein in den Muscheln,
wie das Meer im Blutstrahl des Mondes.
Wir stehen umschlungen im Fenster, sie sehen uns zu von der
Straße:
es ist Zeit, daß man weiß!
Es ist Zeit, daß der Stein sich zu blühen bequemt,
daß der Unrast ein Herz schlägt.
Es ist Zeit, daß es Zeit wird.
Es ist Zeit.
Dalla mia mano l’autunno bruca la sua foglia:
siamo amici
Sgusciamo il tempo dalle noci e gli insegniamo a camminare:
il tempo ritorna nel guscio.
Nello specchio è domenica,
nel sogno si dorme,
la bocca fa profezia.
Il mio occhio scende sul sesso dell’amata:
ci guardiamo,
ci diciamo cose oscure,
ci amiamo l'un l'altra come papavero e memoria,
dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio di sangue della luna.
Stiamo abbracciati alla finestra, dalla strada ci guardano:
è tempo che si sappia!
È tempo che la pietra si decida a fiorire,
che l’inquietudine abbia un cuore che batte.
È tempo che sia tempo.
È tempo.
Paul Celan
Papavero e Memoria
Mohn und Gedächtnis
1952
Corona
Aus der Hand frißt der Herbst mir sein Blatt: wir sind Freunde.
Wir schälen die Zeit aus den Nüssen und lehren sie gehn:
die Zeit kehrt zurück in die Schale.
Im Spiegel ist Sonntag,
im Traum wird geschlafen,
der Mund redet wahr.
Mein Aug steigt hinab zum Geschlecht der Geliebten:
wir sehen uns an,
wir sagen uns Dunkles,
wir lieben einander wie Mohn und Gedächtnis,
wir schlafen wie Wein in den Muscheln,
wie das Meer im Blutstrahl des Mondes.
Wir stehen umschlungen im Fenster, sie sehen uns zu von der
Straße:
es ist Zeit, daß man weiß!
Es ist Zeit, daß der Stein sich zu blühen bequemt,
daß der Unrast ein Herz schlägt.
Es ist Zeit, daß es Zeit wird.
Es ist Zeit.
venerdì 20 settembre 2013
La scrittura non è specchio
Dieci
poesie scritte in un mese
Dieci poesie scritte in un mese
non è molto anche se questa
sarebbe l’undicesima.
Neanche i tempi poi sono diversi
anzi c’è un solo tema
ed ha per tema il tema, come adesso.
Questo per dire quanto
resta di qua della pagina
e bussa e non può entrare,
e non deve. La scrittura
non è specchio, piuttosto
il vetro zigrinato delle docce,
dove il corpo si sgretola
e solo la sua ombra traspare
incerta ma reale.
E non si riconosce chi si lava
ma soltanto il suo gesto.
Perciò che importa
vedere dietro la filigrana,
se io sono il falsario
e solo la filigrana è il mio lavoro.
Dieci poesie scritte in un mese
non è molto anche se questa
sarebbe l’undicesima.
Neanche i tempi poi sono diversi
anzi c’è un solo tema
ed ha per tema il tema, come adesso.
Questo per dire quanto
resta di qua della pagina
e bussa e non può entrare,
e non deve. La scrittura
non è specchio, piuttosto
il vetro zigrinato delle docce,
dove il corpo si sgretola
e solo la sua ombra traspare
incerta ma reale.
E non si riconosce chi si lava
ma soltanto il suo gesto.
Perciò che importa
vedere dietro la filigrana,
se io sono il falsario
e solo la filigrana è il mio lavoro.
Valerio Magrelli
Ora serrata retinae
Feltrinelli
1981
giovedì 19 settembre 2013
Scrivere romanzi è questo
Ma scrivere romanzi è questo. È una disciplina emozionante, è una libertà rigorosa. È una teologia della parola. È un mondo che prima non c’era. E di cui sei fiero. E sono pagine di vita che ti vengono restituite ogni volta, e ogni volta ti raccontano cose nuove. E ti viene solo voglia di ricominciare, per poi correggere, per poi ripensarci, e ancora limare, e dire: questo so fare, questo è quello che mi è stato chiesto. E questo continuerò a fare perché ogni romanzo mi cambia, e ogni romanzo mi parla. Sapendo che mai come in questo momento della mia vita fare vuol dire essere: questo so fare perché questo so essere.
E l’essere e il fare sono esattamente la stessa cosa.
Roberto Cotroneo
frammento del post del 2 luglio 2013
E l’essere e il fare sono esattamente la stessa cosa.
Roberto Cotroneo
frammento del post del 2 luglio 2013
mercoledì 18 settembre 2013
Le regole di Ginda
Il passato indicibile delle sorelle di Ginda, la nonna
di Colombe, si insinua nella sua vita quotidiana un rivolo dopo l’altro, le
toglie il sonno, la costringe a interrogarsi sul ruolo materno, sul senso della
vita dopo la perdita di un figlio, dopo l’orrore della Shoah. Eppure si può
continuare a vivere, ad amare, a immaginare e costruire il futuro. Scoprire il
destino della piccola Salomé sarà il compito tremendo che permetterà a Colombe
di dare un senso alla storia di una famiglia di ebrei lituani distrutta dai
nazisti. È un libro che dà i brividi, come scrive Roberto Cotroneo in una
bellissima recensione, un libro che ci ricorda che dopo la storia di Salomé, ce
ne sono altre 5.999.999 da raccontare, ascoltare, leggere e rileggere.
“Anche quando sei sola devi prenderti cura di te
stessa. Quando mangi da sola, metti una bella tovaglia, piatti e posate,
prepara un buon pasto, versati un bicchiere di vino. Non accendere la radio,
ascolta piuttosto un po’ di musica. Vestiti sempre elegante, profumati,
truccati ma non troppo. Quando esci e metti dei gioielli, togli sempre una
spilla, un anello, un braccialetto. Meno è meglio di troppo. Bisogna sempre
avere fiori in casa. Non sentirti in imbarazzo a bere qualcosa da sola in un
bar, andare al ristorante, al cinema, a teatro. Non lamentarti perché sei sola,
goditi il caffè bollente, l’umorismo del film che stai per vedere, e se ci
riesci scrivi, scrivi lettere, scrivi poesie, libri, se puoi, non pensare a ciò
che non hai avuto”.
Colombe Schneck
Le madri salvate
Einaudi 2013
martedì 17 settembre 2013
Il mare è un corpo assopito che respira
Analogia
Cos’è il mare? Distanza smisurata
di larghi movimenti e di maree,
come un corpo assopito che respira?
O questo che da presso ci raggiunge,
battito blu su spiaggia scintillante,
dove l’acqua si fa aerea spuma?
Amore è forse
la scossa che percorre
turgide vene nel rossor del sangue
e tende i nervi come fosse lama?
O forse questo gesto indefinibile
che il mio corpo trasporta verso il tuo
quando il tempo ritorna al suo principio?
Come il mare, l’amore è pace e guerra,
ardente agitazione, calma profonda,
lieve sfiorar di pelle, unghia che segna
José Saramago
Le
poesie
a cura di Fernanda Toriello
Einaudi 2002
lunedì 16 settembre 2013
Un'alta scogliera di stelle
Giuncheto lieve biondo
come un campo di spighe
presso il lago celeste
come un campo di spighe
presso il lago celeste
e le case di un’isola lontana
color di vela
pronte a salpare –
color di vela
pronte a salpare –
Desiderio di cose leggere
nel cuore che pesa
come pietra
dentro una barca –
nel cuore che pesa
come pietra
dentro una barca –
Ma giungerà una sera
a queste rive
l’anima liberata:
senza piegare i giunchi
senza muovere l’acqua o l’aria
salperà – con le case
dell’isola lontana,
per un’alta scogliera
di stelle –
a queste rive
l’anima liberata:
senza piegare i giunchi
senza muovere l’acqua o l’aria
salperà – con le case
dell’isola lontana,
per un’alta scogliera
di stelle –
1° febbraio 1934
Antonia Pozzi
Poesia che mi guardi
a cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino
Luca Sossella Editore 2012
domenica 15 settembre 2013
Dormi qui, nell'odore di carta
Epitaffio
Dormi
qui,
nell’odore
di carta
scritta
con pena
a
stento comprensibile,
troppo
gracile dio dal tempio
chiamato
infanzia –
sacrifici
interi
e
quarti peccati.
Dormi
qui,
sepolto
in rime
che
non puoi
più
udire,
santo
controvoglia
ma
santo per intero
fra
vescovi ignavi
e
angeli spietati.
Dormi
qui,
in
pace e sognando
apoteosi
si
non so quanti Giobbe,
per
prigioni e per fiamme
pazientemente
transitato
verso
un paradiso
di
zucchero di tubero.
Dormi
qui, già due volte traslato,
lieve
ti sia la zolla della parola scritta.
Ana Blandiana
Un tempo
gli alberi avevano occhi
Traduzione
e cura di Biancamaria Frabotta e Bruno Mazzoni,
Donzelli
2004
sabato 14 settembre 2013
La nube-preghiera è passata di lato
La
nube-preghiera è passata di lato
le
lacrime si sono infilzate, hanno calpestato le rughe,
i
denti, i guanti. Assopisciti, o malato
terzo
occhio, monocolo della porta
con
la corda di una piccola crepa
sull’uomo
in
piedi
quasi
fosse senza fiore,
con
il dito
sul
punto sensibile del campanello,
bisognoso
di
una cosa soltanto
lo
scatto
della
serratura…
Dormi,
mia dolcezza, assopisciti, svanisci,
dormi,
erbetta indocile, allungati
verso
i piedini, i sandaletti,
dormi
e sogna…
una
primavera – verde – da impazzire…
Marina Gol’denberg
Questa
poesia è tratta dal volume La nuovissima
poesia Russa
a cura
di Mauro Martini
Einaudi
2003
venerdì 13 settembre 2013
La luce beve orme di pioggia sui sentieri
I
Mentre tu dormi
le stagioni passano
sulla montagna.
La neve in alto
struggendosi dà vita
al vento:
dietro la casa il prato parla,
la luce
beve orme di pioggia sui sentieri.
Mentre tu dormi
anni di sole passano
fra le cime dei làrici
e le nubi.
II
Io posso cogliere i mughetti
mentre tu dormi
perché so dove crescono.
E la mia vera casa
con le sue porte e le sue pietre
sia lontana,
né io più la ritrovi,
ma vada errando
pei boschi
eternamente –
mentre tu dormi
ed i mughetti crescono
senza tregua.
Antonia Pozzi
Mentre tu dormi
le stagioni passano
sulla montagna.
La neve in alto
struggendosi dà vita
al vento:
dietro la casa il prato parla,
la luce
beve orme di pioggia sui sentieri.
Mentre tu dormi
anni di sole passano
fra le cime dei làrici
e le nubi.
II
Io posso cogliere i mughetti
mentre tu dormi
perché so dove crescono.
E la mia vera casa
con le sue porte e le sue pietre
sia lontana,
né io più la ritrovi,
ma vada errando
pei boschi
eternamente –
mentre tu dormi
ed i mughetti crescono
senza tregua.
Antonia Pozzi
giovedì 12 settembre 2013
L’invidia degli dèi
Parla piano, dissimula e menti sui nostri giorni
gli dèi sono presenti anche tra le foglie dell’ulivo
tra i disadorni petali della camelia rosa, nella maglia
di piume che il pettirosso in posa ostenta al mondo.
Sono all’ascolto nella limonaia, al riparo
nel folto della macchia, dentro il filo d’acqua
che sgorga raro e improvviso come una notizia
dalla faccia di pietra, sono lí lungo il bordo
del cuscino che ti incornicia il viso. Ricorda sempre
che la loro invidia non arretra di un passo
e ti ammaestra a non scoprire mai la nostra gioia.
Lucio Mariani
Canti di Ripa Grande (2010-2013)
postfazione a cura di Luca Canali
Crocetti Editore 2013
gli dèi sono presenti anche tra le foglie dell’ulivo
tra i disadorni petali della camelia rosa, nella maglia
di piume che il pettirosso in posa ostenta al mondo.
Sono all’ascolto nella limonaia, al riparo
nel folto della macchia, dentro il filo d’acqua
che sgorga raro e improvviso come una notizia
dalla faccia di pietra, sono lí lungo il bordo
del cuscino che ti incornicia il viso. Ricorda sempre
che la loro invidia non arretra di un passo
e ti ammaestra a non scoprire mai la nostra gioia.
Lucio Mariani
Canti di Ripa Grande (2010-2013)
postfazione a cura di Luca Canali
Crocetti Editore 2013
mercoledì 11 settembre 2013
Sono stato invitato all’improvviso fra le rose
Strada
Un bagliore di automobili in fuga
i miei pensieri riordinava in bianco e nero.
Io che attraverso la strada
solo nei punti consentiti dalla legge,
sono stato invitato all’improvviso
fra le rose.
E come si chiarisce un bruno ramo
nel punto in cui si spezza, così io
nel mio amore
sono chiaro.
Yehuda Amichai
Poesie
introduzione di Ted Hughes
traduzione di Ariel Rathaus
Crocetti Editore 1993, 2001
Un bagliore di automobili in fuga
i miei pensieri riordinava in bianco e nero.
Io che attraverso la strada
solo nei punti consentiti dalla legge,
sono stato invitato all’improvviso
fra le rose.
E come si chiarisce un bruno ramo
nel punto in cui si spezza, così io
nel mio amore
sono chiaro.
Yehuda Amichai
Poesie
introduzione di Ted Hughes
traduzione di Ariel Rathaus
Crocetti Editore 1993, 2001
martedì 10 settembre 2013
Quant’era perfetto. Antico. Irredimibile.
I dolori della rosa s’accrescevano.
Attorta in un campo di malerbe, la rosa indifesa
provò la brezza del paradiso una sola volta, poi spirò.
I bimbi piansero: “Oh rosa, ritorna:
Ti vogliamo bene, rosa”. Poi qualcuno disse che presto
avrebbero avuto un’altra rosa. “Venite, tesori,
allo stagno, sporgetevi dalla riva e guardatevi
guardare all’insù. Adesso la vedete,
i petali schiusi, che sale in superficie, si tramuta
in voi?”
“Oh no” esclamarono.
“Noi siamo quel che siamo – nient’altro”.
Quant’era perfetto. Antico. Irredimibile.
Mark Strand
L’uomo che cammina un passo avanti al buio
Poesie 1964–2006
traduzione di Damiano Abeni
Mondadori 2011
lunedì 9 settembre 2013
Stare dentro un'altra luce
Restare
Gli occhi si sono fatti di sale nel
voltarmi
i pensieri si sono fermati nei gesti, nel silenzio delle cose fatte;
ho raccolto le briciole del dopopranzo
e le ho scosse nell’aria vitrea del giardino
dove è appena spiovuto e irrompe il sole.
Qui, anche il più lieve soprassalto del merlo oltre la siepe
sta fermo e stanno ferme le mie parole come navi in bottiglia.
La vostra lingua è la mia, ma la mia non è la vostra
mi son sentito pensare mentre in casa lampeggia in penombra
il televisore e una musica epica diffonde l’eleganza di una berlina.
Tengo per me cos’è curare il fuoco
l’odore spesso di legna bagnata, lo stoppino fra le dita
lo stare di tutti i giorni nelle cose da fare, dentro un’altra luce
rotta dalle nuvole, un diverso tramontare allacciato agli alberi alti
pieno negli occhi delle case, sulle bestie dei poveri;
un po’ qua un po’ là si sta soli così, oggi, un giorno così, un giorno più soli.
i pensieri si sono fermati nei gesti, nel silenzio delle cose fatte;
ho raccolto le briciole del dopopranzo
e le ho scosse nell’aria vitrea del giardino
dove è appena spiovuto e irrompe il sole.
Qui, anche il più lieve soprassalto del merlo oltre la siepe
sta fermo e stanno ferme le mie parole come navi in bottiglia.
La vostra lingua è la mia, ma la mia non è la vostra
mi son sentito pensare mentre in casa lampeggia in penombra
il televisore e una musica epica diffonde l’eleganza di una berlina.
Tengo per me cos’è curare il fuoco
l’odore spesso di legna bagnata, lo stoppino fra le dita
lo stare di tutti i giorni nelle cose da fare, dentro un’altra luce
rotta dalle nuvole, un diverso tramontare allacciato agli alberi alti
pieno negli occhi delle case, sulle bestie dei poveri;
un po’ qua un po’ là si sta soli così, oggi, un giorno così, un giorno più soli.
Pierluigi Cappello
Mandate
a dire all’imperatore
Crocetti, 2010
domenica 8 settembre 2013
Smuovere il cardine di gesti e parole
Non le parole
sempre sulla bocca di tutti
ma quelle che furono bruciate, calpestate,
quelle che mancano come i chicchi d’uva
mangiati anzitempo,
ma a questo nessuno fa caso.
Non i gesti
che i credenti scimmiottano
per i sacerdoti
ma quelli che il corpo fa fatica ad apprendere
per poter sopravvivere
e non può trasmetterli ad un altro corpo.
Non l’odore
d’incenso o di nostalgia sbocciata,
che ci assopisce o culla in un torpore setoso,
ma quello che ci scuote, che inaspettatamente
invade le cavità corporali
e resuscita tutti i sensi.
Non la poesia
che scivola per le banchine gelate della storia letteraria,
ma quella il cui audace odore
è capace di smuovere
il cardine di gesti e parole.
ma quelle che furono bruciate, calpestate,
quelle che mancano come i chicchi d’uva
mangiati anzitempo,
ma a questo nessuno fa caso.
Non i gesti
che i credenti scimmiottano
per i sacerdoti
ma quelli che il corpo fa fatica ad apprendere
per poter sopravvivere
e non può trasmetterli ad un altro corpo.
Non l’odore
d’incenso o di nostalgia sbocciata,
che ci assopisce o culla in un torpore setoso,
ma quello che ci scuote, che inaspettatamente
invade le cavità corporali
e resuscita tutti i sensi.
Non la poesia
che scivola per le banchine gelate della storia letteraria,
ma quella il cui audace odore
è capace di smuovere
il cardine di gesti e parole.
Taja
Kramberger
Vsakdanji
pogovori [Conversazioni
quotidiane]
(CSK, Ljubljana, 2006)
Traduzione dallo sloveno a cura di Michele Obit
sabato 7 settembre 2013
In un campo io sono l'assenza
Tenere insieme le cose
In un
campo
io sono l’assenza
di campo.
Questo è
sempre opportuno.
Dovunque sono
io sono ciò che manca.
io sono l’assenza
di campo.
Questo è
sempre opportuno.
Dovunque sono
io sono ciò che manca.
Quando
cammino
divido l’aria
e sempre
l’aria si fa avanti
per riempire gli spazi
che il mio corpo occupava.
divido l’aria
e sempre
l’aria si fa avanti
per riempire gli spazi
che il mio corpo occupava.
Tutti
abbiamo delle ragioni
per muoverci
io mi muovo
per tenere assieme le cose.
per muoverci
io mi muovo
per tenere assieme le cose.
Keeping things whole
In a field
I am the absence
of field.
This is
always the case.
Wherever I am
I am what is missing.
When I walk
I part the air
and always
the air moves in
to fill the spaces
where my body’s been.
We all have reasons
for moving.
I move
to keep things whole.
Mark Strand
Sleeping with one eye open
L’uomo che cammina un passo avanti al buio
Poesie 1964-2006
traduzione di Damiano Abeni
Mondadori 2011
Mondadori 2011
venerdì 6 settembre 2013
e noi lentamente ci bagniamo
Caffè all’aperto
pioviggina un po’
ma non abbastanza perché si possa proprio
chiamarla pioggia
ma non abbastanza perché si possa proprio
chiamarla pioggia
e noi lentamente ci bagniamo
ma non abbastanza perché valga proprio
la pena di parlarne
ma non abbastanza perché valga proprio
la pena di parlarne
e un po’ ci innamoriamo
ma non abbastanza perché si possa proprio
chiamarlo amore.
ma non abbastanza perché si possa proprio
chiamarlo amore.
Henrik Nordbrandt
Il nostro amore è come Bisanzio
traduzione di Bruno Berni
Donzelli editore 2000
Il nostro amore è come Bisanzio
traduzione di Bruno Berni
Donzelli editore 2000
giovedì 5 settembre 2013
Quel silenzio irreale
Gli scricchiolii notturni e quel silenzio
irreale: foglie, voci lontane, uno sciacquìo
forse di grossi pesci nel lago. Anche la luna
che passa ha la sua voce
lunare, di capra gialla. Ed è il tuo turno,
stavolta, di vegliare
su me, sul mio respiro
che ogni poco svanisce nel buio.
Ma non pensarci, se puoi,
non preoccupartene;
so troppo bene cos’è svegliarsi di notte,
tendere invano l’orecchio, maledire
il nulla che ti attornia,
un muro inerte.
Fabio Pusterla
Pietra sangue
Marcos y Marcos 1999