Il fascino un po' incomprensibile della citazione di Camus fatta dalla Frame (vedi post di ieri) mi ha spinto a riprendere in mano l'originale.
« Vivre bien sûr c'est un peu le contraire d'exprimer. Si j'en crois les grands maîtres toscans c'est témoigner trois fois dans le silence, la flamme et l'immobilité. »
Questo è l'incipit originale del saggio Il deserto, dedicato al suo maestro Jean Grenier, che è l'ultimo della raccolta Nozze.
Ecco la mia traduzione: « Vivere di certo è un po' il contrario di esprimere. Se credo ai grandi maestri toscani è testimoniare tre volte nel silenzio, nella fiamma e nell'immobilità". Non mi resta che rileggere tutto questo scritto.
Il saggio è presente nella raccolta
Albert Camus
Opere - Romanzi, racconti, saggi
a cura e con introduzione di Roger Grenier
Classici Bompiani 1988
Elena Petrassi: Una città è un sogno di cemento e pietra sognato da centinaia di anni: io sono il sogno. Milano parla, io racconto Milano e il mondo visto e immaginato da questo sogno. Raccolgo frammenti dal mondo e dai libri e li trascrivo.
sabato 30 giugno 2012
venerdì 29 giugno 2012
Il silenzio, le fiamme, l'immobilità
Vivere è impercettibilmente il contrario di esprimersi. Se devo credere ai grandi maestri toscani, significa dare una triplice testimonianza, con il silenzio, le fiamme e l'immobilità.
Albert Camus citato da Janet Frame
Albert Camus citato da Janet Frame
giovedì 28 giugno 2012
Tutti gli scrittori sono esiliati dovunque vivano
Nella mia decisione (di tornare a vivere in Nuova Zelanda) ero profondamente influenzata dalle parole che, di tanto in tanto, Frank Sargeson mi rivolgeva: "Ricordati che non conoscerai mai nessun altro paese come quello dove hai passato i tuoi primi anni. Non sarai mai in grado di scrivere intimamente di un altro paese". La mia risposta era sempre stata: "E gli scrittori costretti a un esilio politico, che non hanno avuto o non hanno la possibilità di tornare, che vivono e lavorano e portano nuove prospettive nel linguaggio del loro paese di adozione? E coloro che hanno dovuto scendere ancora più profondamente nell'ignoto, cambiando la propria lingua? Conrad, Nabokov... e James Joyce... e Samuel Beckett? Tutti gli scrittori, tutti gli esseri sono in realtà esiliati. L'unica certezza della vita è che si tratta di una successione di espulsioni di qualsiasi cosa porti con sé una forza vitale... Tutti gli scrittori sono esiliati dovunque vivano e il loro lavoro è un diuturno viaggio verso la terra perduta..."
Janet Frame
La città degli specchi
traduzione di Lidia Zazo
Interno giallo editore 1992
Janet Frame
La città degli specchi
traduzione di Lidia Zazo
Interno giallo editore 1992
mercoledì 27 giugno 2012
Cercare l'autore nei suoi personaggi
Voi desiderate qualche mia nota biografica e io mi trovo assai imbarazzato a fornirvela e questo, mio caro amico, per la semplice ragione che ho dimenticato di vivere, l'ho dimenticato al punto da non saper dire niente, proprio niente, della mia vita. Potrei forse dirvi che non la vivo, ma che la scrivo. Di modo che se voi vorrete sapere qualche cosa di me, potrei rispondervi: aspettate un po', mio caro Crémieux, che mi rivolga ai miei personaggi. Forse saranno in grado di fornirvi qualche informazione su me stesso.
Luigi Pirandello lettera a Benjamin Crémieux, 1933
citato in
Matteo Collura
Il gioco delle parti
Vita straordinaria di Luigi Pirandello
Longanesi 2010
Luigi Pirandello lettera a Benjamin Crémieux, 1933
citato in
Matteo Collura
Il gioco delle parti
Vita straordinaria di Luigi Pirandello
Longanesi 2010
L'isola del presente: incipit
Dalla prima regione di liquida oscurità, nella seconda regione di aria e luce, ho redatto le seguenti note con il loro misto di fatti e di verità e memorie di verità con lo sguardo sempre fisso alla terza regione, dove il punto di partenza è il mito.
Janet Frame
L'isola del presente
traduzione di Lidia Zazo
Interno giallo editore 1991
Janet Frame
L'isola del presente
traduzione di Lidia Zazo
Interno giallo editore 1991
martedì 26 giugno 2012
L'esplodere di una nuova stagione sotto un sole segreto
Dall'agnizione della grandezza letteraria nasce una particolare libertà, come se si cedesse qualcosa che si desiderava tenere, e cedendola, si liberasse un nuovo spazio per la crescita, l'esplodere di una nuova stagione sotto un sole segreto. Riconoscere qualsiasi grande opera d'arte è come essere innamorati; non si cammina, si vola, ogni decadenza, morte, distruzione sono dentro di noi, non nell'amato; è come innamorarsi dell'immortalità, una liberazione, un volo in paradiso.
Janet Frame
Un paese di fiumi
traduzione di Lidia Zazo
Interno giallo editore 1991
Un angelo alla mia tavola
nuova edizione ma con la stessa traduzione rivista della stessa traduttrice
Neri Pozza editore 2010
(Nella nuova edizione l'agnizione iniziale è diventata un normale riconoscimento, ma è bello sentire e pronunciare parole desuete. Il mistero è il cambio del titolo nella prima edizione, quando Un angelo alla mia tavola non solo è magnifico, non solo perché della Frame è l'unico titolo davvero conosciuto, ma perché l'angelo della creatività è il co-protagonista dell'autobiografia della Frame)
Janet Frame
Un paese di fiumi
traduzione di Lidia Zazo
Interno giallo editore 1991
Un angelo alla mia tavola
nuova edizione ma con la stessa traduzione rivista della stessa traduttrice
Neri Pozza editore 2010
(Nella nuova edizione l'agnizione iniziale è diventata un normale riconoscimento, ma è bello sentire e pronunciare parole desuete. Il mistero è il cambio del titolo nella prima edizione, quando Un angelo alla mia tavola non solo è magnifico, non solo perché della Frame è l'unico titolo davvero conosciuto, ma perché l'angelo della creatività è il co-protagonista dell'autobiografia della Frame)
lunedì 25 giugno 2012
Le parole perdute di Amelia Lynd
A Milano in una polverosa
strada di periferia, via Icaro al numero 15, si erge un condominio abitato da
gente comune. Siamo a cavallo tra il 1972 e il 1973 e in questo piccolo mondo
asfittico di affittuari, lottano senza saperlo molteplici diadi di opposti. Tra
gli altri troviamo l’aspirazione piccolo borghese di Elvira, custode e mamma,
di comprare il bilocale al primo piano, e la vita di fabbrica del papà,
diffidente contro i padroni, le banche e i poliziotti. Un altro contrasto
profondo è quello tra le lingue, i
dialetti degli affittuari e l’italiano da un lato, e l’italiano nativo di Luca
detto Chino, con la lingua inglese che imparerà da Amelia Lynd, la vecchia
signora apparsa all’improvviso nella vita del palazzo di periferia e
altrettanto repentinamente scomparsa. Non lontano da questo condominio di
persone “normali” c’è il Mater
Universa, una struttura dove stanno rinchiuse persone invece profondamente
diverse, matti, deformi, sopravvissuti a incidenti terribili. Ma il contrasto
più profondo è quello tra le vite ignoranti di tutti gli abitanti della casa e
la profonda dimensione intellettuale della Lynd e del figlio Ippolito che
arriverà a vivere in via Icaro dopo la madre. Chino vive sul crinale di questi
mondi opposti, non è più bambino ma non ancora adolescente, le ragazze non lo
attirano, stenta a farsi degli amici perché gli altri ragazzini del cortile
sono rozzi e volgari. Ama le parole e gli incontri pomeridiani con l’anziana
signora, danno una svolta definitiva alla sua crescita interiore e alla
passione per lo studio. Quando Chino aiuta Amelia a svuotare gli scatoloni
iniziano le scoperte: “La Maestra mi informava sulla provenienza di un piccolo
Lalique, mi raccontava la vita di Flaubert o di Cicerone, mi riassumeva i
viaggi di Erodoto, Bouvard et Pécuchet, Middlemarch, Anna
Karenina… Che ore meravigliose!
Mai passati pomeriggi tanto belli, tanto pieni di sorprese…
Delle varie fotografie che
possedeva mi colpì il ritratto di un signore barbuto, molto serio. Le domandai
se fosse suo marito.
“Oh, no”, rise, “quello è
Sigmund Freud!”… La adoravo.
Ogni gesto della Maestra, anche quello di mescolare il latte e le uova e di
girare il cucchiaio di legno nel vecchio pentolino ammaccato, aveva qualcosa di
ineguagliabile, che trascendeva lo stesso gesto e poneva lei al di sopra di
tutte le persone che avevo già conosciuto, fuori da tutte le mappe in cui la
mia vita si era svolta fino a quel giorno”.
Amelia non è solo la
mentore di Chino, ne diventa in qualche modo anche la Musa. Certo non sarà
subito che il ragazzo vedrà i benefici di quegli insegnamenti, ma i semi sono
stati gettati. Le lezioni sorprendenti della Maestra riguarderanno non solo le
parole, ma la professione del giornalista e il senso stesso della democrazia.
Questo bellissimo romanzo di formazione solletica la curiosità del lettore a
cercare gli eventuali risvolti autobiografici e soprattutto ci trasmette una lezione di Nicola Gardini che
come la Maestra è un docente straordinario e ama le parole: le parole non sono
mai perdute, vivono nell’aria, trascinate dal vento, quando le pronunciamo,
vivono annidate nella carta come volpi nella tana, quando le abbiamo scritte.
Per ritrovare quelle di Amelia/Nicola sarà sufficiente riaprire questo romanzo
bello e vero, che si distacca dai nugoli di non-romanzi pubblicati da
non-scrittori che riempiono i talk-show televisivi e i banchi delle librerie.
Si fa fatica a credere che Gardini, che è un vero scrittore, oltre che un
traduttore raffinato e un poeta riconosciuto, non sia entrato con questo libro
in nessuna delle cinquine dei premi letterari più prestigiosi. Anche se la cosa
importante è che lui lo abbia scritto. Per i fanatici, come me, delle parole,
segue una lunga citazione di Amelia che forse è sua o forse di Nicola…
Nicola Gardini
Le parole perdute di Amelia Lynd
Feltrinelli 2012
Scrittori di significati e scrittori di parole
Ho passato la giovinezza a
credere che la conoscenza esatta dei significati potesse aprirmi il senso delle
cose. Ho amato le parole difficili, le parole rare, le parole introvabili, le
parole straniere. Non le parole inventate, che non sono reali. Avevo un vero e
proprio culto dei dizionari. Forse tutti i giovani, anche quando non lo sanno,
amano i dizionari. I lessicografi ideali sono addirittura i bambini, che
conoscono pochissimo la lingua della comunità, perché ancora pensano che i
significati esistano indipendentemente dalle persone. Ci si potrebbe scrivere
sopra una fiaba. C’era una volta un significato… And then? Che ne è di questo significato?... Facciamo che si
incontri con un bambino. E il bambino lo fraintende, cioè gli crede. A un certo
punto, scopre che quel significato significa non solo ciò che dichiara: perché
una sera lo vede in compagnia di alcuni adulti e vede che si comporta in a
questionable manner, come una
mamma che dice di essere solo la tua mamma e invece poi si rivela la mamma di
altri bambini. Infatti, quel significato non era proprio un significato, ma una
parola. Il significato, da
solo, non esiste! La parola è un significato che entra in contatto con la gente
e assume aspetti diversi, ognuno ci riconosce un po’ di sé, ognuno capisce quel
che può o vuole capire. Beautiful, but…! Una mamma può essere la mamma di molti figli, anche se ciascuno di
loro dirà che è la sua mamma. I know, è una favola cattiva. A un certo punto mi sono scoperta protagonista
di questa favola. Esistono persone, invece, che credono all’assoluta e perfetta
corrispondenza tra parole e significato per tutta la vita. Lucky them! Io non ci sono riuscita, mi dispiace. Alcuni
scrittori sono così, che si esprimano in versi o in prosa. In Italia Pascoli,
Gadda, Landolfi sono appunto scrittori di significati. La forma della parola serve a indicare un senso
preciso, anzi è quello stesso
senso, che di per sé è indescrivibile, indefinibile; che se lo vuoi definire lo
distruggi come la rosa si Shelley, che non perché la scomponi arriverai alla
sede del profumo.
Gli scrittori di parole, sono una razza diversa: loro pensano in frasi; il significato nasce da una somma di parole,
dalle relazioni che più parole stabiliscono l’una con l’altra: prese
individualmente dicono ben poco, perché hanno bisogno delle altre parole per
significare. Per tali scrittori – Woolf, Stendhal, T.E. Lawrence – il
significato emerge dalla catena dei rapporti tra le parole, dal discorso. Tali
scrittori, a differenza degli altri, pretendono un ascoltatore; si aspettano
risposte; mentre per gli altri i significati stessi sono risposte! Ogni parola,
per gli scrittori di parole, significa perché si lega a qualcun’altra. Né può
legarsi a qualunque altra. Ogni parola ha una sua predisposizione a
simpatizzare con questa e non con quella. Ogni parola ha un suo destino, e
questo si compie nella frase. Né una parola funziona solo nell’insieme della
frase, ma anche in rapporto a certe parole nascoste, che non sono scritte lì,
parole invisibili come fantasmi e impalpabili ma presenti come ombre: le parole
che qualcuno ha già scritto e che vengono evocate da quelle che noi scriviamo.
C sono frasi, catene di parole che si allungano sotto la superficie del foglio
e scendono in profondità remote dove la nostra coscienza non è in grado di
spingersi neanche nei momenti di massima attenzione. Gli scrittori di parole sono anzitutto lettori. Quelli di significato assomigliano di più agli scienziati, agli
anatomisti, ai botanici. Catalogano. Gli altri raccolgono e si dimenticano di
classificare, perché quello che trovano preferiscono disseminarlo per casa,
anche a costo di smarrire qualcosa. Che libertà invidiabile! If only I…”
Nicola Gardini
Le parole perdute di Amelia Lynd
Feltrinelli 2012
L'incantesimo sta nel sentire e nel narrare
A eccezione del
pregiudizio, nelle arti non ci sono sentimenti banditi, e non c’è storia che
non possa essere raccontata. L’incantesimo sta nel sentire e nel narrare,
nient’altro.
Siri Hustvedt
L'estate senza uomini
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi 2012
L'estate senza uomini
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi 2012
domenica 24 giugno 2012
La mutevole trama del ricordare e dell'immaginare
Trent’anni è tantissimo
tempo, un tempo durante il quale un matrimonio mette radici, diventa quasi
incestuoso, con i suoi complesso ritmi di sentimenti, dialoghi, associazioni.
Eravamo arrivati al punto in cui ascoltare una storia o un aneddoto a una cena
ci faceva formulare lo stesso identico pensiero, ed era solo questione di chi
l’avrebbe articolato ad alta voce. Anche i nostri ricordi avevano cominciato a
mescolarsi. Boris giurava e spergiurava di essere stato lui a trovare l’airone
azzurro maggiore sulla soglia della casa che affittavamo nel Maine, e io ero
altrettanto certa di essere stata io a vedere per prima l’enorme volatile. Non
c’era risposta a quell’enigma, nessuna documentazione – solo la fragile,
mutevole trama del ricordare e dell’immaginare. Uno dei due aveva sentito
l’altro raccontare la storia, aveva visto nella propria mente l’incontro con
l’airone, e aveva creato un ricordo dalle immagini mentali che avevano
accompagnato la narrazione ascoltata.
Siri Hustvedt
L'estate senza uomini
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi 2012
La percezione non è mai passiva
La percezione non è mai
passiva. Non ci limitiamo a ricevere il mondo, lo produciamo anche. C’è un che
di allucinatorio in qualsiasi percezione, ed è facile creare illusioni.
Siri Hustvedt
L'estate senza uomini
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi 2012
L'estate senza uomini
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi 2012
Le biblioteche sono fabbriche di sogni erotici
Era cominciato tutto in
biblioteca, con Kant. Le biblioteche sono fabbriche di sogni erotici. Li
stimola il languore del corpo, che deve trovare una posizione comoda – gambe
accavallate, gomito a cui appoggiarsi, schiena allungata – ma non deve andare
da nessuna parte. Li stimola anche la lettura e il fatto di alzare lo sguardo
da quello che si sta leggendo: la mente lascia il libro e vaga verso un polso o
una coscia, reali o immaginari. Li stimola anche l’oscurità degli scaffali,
perché dà l’idea di nascondere qualcosa. Li stimola l’odore della carta e delle
rilegature, e probabilmente anche quello di colla vecchia. Kant non era
difficile: La critica della ragion pratica era molto più della Ragion pura, ma avevo vent’anni, e la Pratica era già abbastanza difficile, e lui si era proteso
verso di me per vedere cosa stavo leggendo…
Siri Hustvedt
L'estate senza uomini
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi 2012
L'estate senza uomini
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi 2012
sabato 23 giugno 2012
Il rumore della pioggia d'estate
Quella notte mentre ero a letto, un temporale estivo si scatenò sulla città, con tuoni e lampi fragorosi come detonazioni, che rimbombavano sopra di me con un'eco continua. Subito dopo sentii il rumore della pioggia che cadeva fitta, rapida, e ricordai le raffiche violente della mia infanzia, ricordai di quando mi svegliavo al mattino e vedevo i rami caduti qua e là sulla strada. Ricordai l'immobilità incantata che si percepiva prima della bufera o del tornado, come se la terra stesse trattenendo il respiro, e la sinistra sfumatura verde che tingeva il cielo. Ricordai l'immensità del mondo.
Siri Hustvedt
L'estate senza uomini
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi 2012
Siri Hustvedt
L'estate senza uomini
traduzione di Gioia Guerzoni
Einaudi 2012
venerdì 22 giugno 2012
Fidarsi della gioia
Il profumo dei gelsomini, un vento leggero, l'aroma del caffè appena fatto, le rondini che sfrecciano nel cielo, il terzo cd di Paolo Fresu della serie Cinquant'anni suonati e la Satira preventiva di Michele Serra con l'Espresso.
Fidarsi della gioia che aleggia nell'aria con questi profumi e la musica che risuona. Una lista di piccoli piaceri, questo accade di prima mattina oggi a Milano.
Fidarsi della gioia che aleggia nell'aria con questi profumi e la musica che risuona. Una lista di piccoli piaceri, questo accade di prima mattina oggi a Milano.
giovedì 21 giugno 2012
La poesia che sta dietro le parole
Il vescovo Berkeley (che, vi rammento, è stato un profeta della grandezza degli Stati Uniti) ha detto che il sapore della mela non si trova nella mela - che non può gustare se stessa - né nella bocca di colui che la mangia. Ci vuole un contatto fra l'una e l'altra. Lo stesso accade nel caso di un libro o di una raccolta di libri, una biblioteca. Un libro è un oggetto fisico in un mondo di oggetti fisici. E' un insieme di di simboli morti. Poi arriva il buon lettore e le parole - o meglio, la poesia che sta dietro le parole, perché le parole in sé sono semplici simboli - tornano in vita. Ed ecco la resurrezione della parola.
Jorge Luis Borges
L'invenzione della poesia
Le lezioni americane
traduzione di Vittoria Martinetto e Angelo Morino
Mondadori 2001
Jorge Luis Borges
L'invenzione della poesia
Le lezioni americane
traduzione di Vittoria Martinetto e Angelo Morino
Mondadori 2001
mercoledì 20 giugno 2012
Frammenti del tredicesimo mese
Lascerò i muri sgretolarsi, lascerò che i tombini scoppino sotto la furia del temporale. Ciò che si mormora me lo sento nelle pietre: tu non
ci sei più. Eccoli che arrivano a cercare notizie che non ci sono, li vedo, piangono, ma come darti le mie lacrime io che non ho occhi ma solo finestre?
Sussultano così gli umani perchè possono lasciare che il dolore li sovrasti e li anneghi, ma io, io che non ho voce come potrò gridare questo scandalo?
Una folla che tiene lento il passo si avvia verso il luogo definitivo, un uomo rannuvolato la solca come un’onda di ferocia, cercando il proprio volto tra i mille
tutti uguali persi nelle nuvole, io invidio l’uomo che ti disse: ti ho negli occhi anche quando sei lontana. Dove potrò tenerti se tutti i vetri si sono infranti e mai più ti rispecchieranno quando attraversi la strada?
Elena Petrassi
Frammenti del tredicesimo mese
Atì editore 2007
Rileggo il penultimo capitolo del mio romanzo, quello che dà il titolo al libro.
Il tredicesimo mese è quello della narrazione, è il tempo del racconto.
E' il tempo creato da chi scrive ed eternamente scorre nelle pagine.
E la cosa sorprendente è che non è mai lo stesso, a ogni lettura cambia,
perché dopo ogni lettura è il lettore a essere cambiato.
martedì 19 giugno 2012
La parola di soglia
Anche noi vogliamo essere,
dove il tempo dice la parola di soglia,
il millennio giovane si alza dalla neve,
l’occhio errante
si calma nella propria sorpresa
e capanna e stella
stanno nel blu da vicini di casa,
come se la strada fosse già percorsa.
dove il tempo dice la parola di soglia,
il millennio giovane si alza dalla neve,
l’occhio errante
si calma nella propria sorpresa
e capanna e stella
stanno nel blu da vicini di casa,
come se la strada fosse già percorsa.
Paul Celan
Conseguito silenzio
traduzione di Michele Ranchetti e Jutta Leskien
Einaudi 1998
Quando le cose erano intere
- Una nuova lingua?
- Sí. Una lingua che
finalmente dica quello che dobbiamo dire. Perché le nostre parole non
corrispondono più al mondo. Quando le cose erano intere, credevamo che le
nostre parole le sapessero esprimere. Poi a mano a mano quelle cose si sono
spezzate, sono andate in schegge franando nel caos. Ma le nostre parole sono
rimaste le medesime. Non si sono adattate alla nuova realtà. Pertanto, ogni
volta che tentiamo di parlare di ciò che vediamo, parliamo falsamente,
distorcendo l’oggetto che vorremo rappresentare. Tutto si fa disordine. Ma le
parole, come anche lei comprende, hanno la capacità di cambiare. Il problema è
come dimostrarlo. Ecco perché io ora lavoro con i più semplici mezzi possibili…
talmente semplici che anche un bambino può capire quel che dico.
Paul Auster
Trilogia di New York
Città di vetro
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
Trilogia di New York
Città di vetro
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
domenica 17 giugno 2012
La stessa difficoltà dello scrivere
Ti ho parlato della difficoltà di essere ebrei, che è la stessa difficoltà dello scrivere. Perché l'ebraismo e la scrittura non sono altro che la stessa attesa, la stessa speranza, lo stesso logorio.
Edmond Jabès
Citato da Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, Letture, Scoperte, saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
traduzione di Massimo Bocchiola
Edmond Jabès
Citato da Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, Letture, Scoperte, saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
traduzione di Massimo Bocchiola
sabato 16 giugno 2012
La poesia non si interessa alla forma del mondo in sè
La poesia non si interessa alla forma del mondo in sé, ma al mondo che questo universo diventerà. La poesia parla solo di presenze - o di assenze.
Yves Bonnefoy
Citato da Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, Letture, Scoperte, saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
traduzione di Massimo Bocchiola
Yves Bonnefoy
Citato da Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, Letture, Scoperte, saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
traduzione di Massimo Bocchiola
venerdì 15 giugno 2012
Tradurre poesia
Tradurre poesia è, nel migliore dei casi, un'arte dell'approssimazione, e non esistono regole fisse per stabilire che cosa funziona e che cosa non funziona affatto. E' in buona parte questione d'istinto, di orecchio e di buon senso. Tra una scelta letterale e una più poetica, non ho mai esitato a preferire la seconda. Mi sembrava più importante dare ai lettori che non conoscono il francese una vera idea di ogni testo come componimento poetico, che affannarmi in favore di un'aderenza parola-per-parola. Una poesia si esperisce non solo per ciascuno dei vocaboli che contiene, ma nelle interazioni fra loro - la musica, i silenzi, le forme - e se al lettore non si fornisce l'occasione di entrare nella totalità di questa esperienza, resterà escluso dallo spirito dell'originale. Ecco perché ritengo che le poesie debbano essere tradotte dai poeti.
Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, Letture, Scoperte, saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
traduzione di Massimo Bocchiola
Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, Letture, Scoperte, saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
traduzione di Massimo Bocchiola
La settimana Paul Auster
Rileggere i libri che amo è una delle attività che segnano l'arrivo dell'estate. Questa è la settimana di Paul Auster. La prima lettura della Trilogia di New York risale al week-end del 14-16 settembre 1996. Avevo già letto e amato altri suoi libri Leviatano, L'invenzione della solitudine, La musica del caso, ma dopo quei giorni Auster è entrato nel mio Olimpo personale degli scrittori preferiti. Credo che il mio sia ancora più affollato dell'Olimpo originale...
giovedì 14 giugno 2012
Ricopiare brani di libri
Per più di un mese, la sola cosa che feci fu ricopiare brani di libri. Uno di essi, di Spinoza, diceva: "E quando sogna di non volere scrivere, non ha il potere di sognare che vuole scrivere; e quando sogna di volere scrivere, non ha il potere di sognare che non vuole scrivere".
Paul Auster
Trilogia di New York
La stanza chiusa
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
Paul Auster
Trilogia di New York
La stanza chiusa
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
mercoledì 13 giugno 2012
Amare le parole, credere nel potere dei libri
Amare le parole, investire una parte di sé in quello che è scritto, credere nel potere dei libri: tutto ciò sommerge il resto, e al confronto la propria vita individuale diventa insignificante.
Paul Auster
Trilogia di New York
La stanza chiusa
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
Paul Auster
Trilogia di New York
La stanza chiusa
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
martedì 12 giugno 2012
Scrivere è un mestiere per solitari
Prenda Hawtorne, dice Black. Un buon amico di Thoreau, e forse il primo autentico scrittore che l'America abbia avuto. Dopo la laurea ritornò a Salem, nella casa materna; si chiuse nella sua stanza e ci rimase dodici anni.
E cosa ci faceva là dentro?
Scriveva storie.
Tutto qua? Scriveva e basta?
Scrivere è un mestiere per solitari. Ti prosciuga. In un certo senso, lo scrittore non ha una vita propria. Anche quando lo hai di fronte non c'è veramente.
Paul Auster
Trilogia di New York
Fantasmi
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
E cosa ci faceva là dentro?
Scriveva storie.
Tutto qua? Scriveva e basta?
Scrivere è un mestiere per solitari. Ti prosciuga. In un certo senso, lo scrittore non ha una vita propria. Anche quando lo hai di fronte non c'è veramente.
Paul Auster
Trilogia di New York
Fantasmi
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
lunedì 11 giugno 2012
La luce nell'aria e tutto intorno a me
Ma la cosa più bella è l'aria. Sí. E a poco a poco, ho imparato a vivere dentro di essa. L'aria e la luce, sí, anche quella, la luce che risplende su tutte le cose e le rende visibili ai miei occhi. C'è l'aria e c'è la luce, e questa è la più bella. Mi perdoni. L'aria e la luce. Sí. Quando è bel tempo, mi piace star seduto vicino alla finestra aperta. A volte guardo fuori e osservo le cose sottostanti. La strada e tutte le persone, i cani e le automobili, i mattoni del palazzo di fronte. E poi ci sono le volte in cui semplicemente chiudo gli occhi e rimango seduto, con la brezza che mi soffia sul viso, e la luce nell'aria, tutto intorno a me e appena oltre i miei occhi, e tutto il mondo è rosso, di un bellissimo rosso nei miei occhi, con il sole che splende su di me e sui miei occhi.
Paul Auster
Trilogia di New York
Città di vetro
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
Paul Auster
Trilogia di New York
Città di vetro
Einaudi 1996
traduzione di Massimo Bocchiola
domenica 10 giugno 2012
Incipit: ieri
Ieri soffiava un vento conosciuto. Un vento che avevo già incontrato.
Era una primavera precoce. Camminavo nel vento a passi decisi, rapidi, come tutte le mattine. Eppure avevo voglia di ritrovare il mio letto e distendermi, immobile, senza pensieri, senza desideri, e di restare sdraiato fino al momento in cui avrei sentito avvicinarsi quella cosa che non è voce né gusto né odore, solo un ricordo vaghissimo, venuto da oltre i limiti della memoria.
Era una primavera precoce. Camminavo nel vento a passi decisi, rapidi, come tutte le mattine. Eppure avevo voglia di ritrovare il mio letto e distendermi, immobile, senza pensieri, senza desideri, e di restare sdraiato fino al momento in cui avrei sentito avvicinarsi quella cosa che non è voce né gusto né odore, solo un ricordo vaghissimo, venuto da oltre i limiti della memoria.
Agota Kristof
Ieri
Einaudi 1997
traduzione di Marco Lodoli
Un istante di felicità inattesa
Ieri ho vissuto un istante di felicità inattesa, immotivata. È venuta verso di me attraverso la pioggia e la nebbia, sorrideva, fluttuava al di sopra degli alberi, mi danzava davanti, mi circondava.
Io l'ho riconosciuta.
Era la felicità d'un tempo remoto, quando il bambino e io eravamo tutt'uno. Io ero lui, avevo solo sei anni e la sera nel giardino sognavo guardando la luna.
Agota Kristof
Ieri
Einaudi 1997
traduzione di Marco Lodoli
sabato 9 giugno 2012
Con i libri, niente convenevoli
Proust una volta paragonò l'amicizia alla lettura, perché tutte e due richiedono di essere in comunione con altri, ma, aggiunse, la lettura aveva in più un vantaggio fondamentale:
"Nella lettura, invece, l'amicizia è di colpo ricondotta alla sua originaria purezza. Con i libri, niente convenevoli. Trascorriamo la serata con loro, perché ne abbiamo veramente desiderio".
Alain De Botton che cita Marcel Proust in
Come Proust può cambiarvi la vita
Guanda 1998
traduzione di Livia Ferrari
"Nella lettura, invece, l'amicizia è di colpo ricondotta alla sua originaria purezza. Con i libri, niente convenevoli. Trascorriamo la serata con loro, perché ne abbiamo veramente desiderio".
Alain De Botton che cita Marcel Proust in
Come Proust può cambiarvi la vita
Guanda 1998
traduzione di Livia Ferrari
Il mondo dello scrittore di narrativa è colmo di materia
La natura della narrativa è
in gran parte determinata dalla natura del nostro apparato percettivo. La
conoscenza umana inizia attraverso i sensi, e lo scrittore di narrativa inizia
laddove inizia la percezione umana. Agisce attraverso i sensi, e sui sensi non
si può agire con delle astrazioni. Ai più riesce molto meglio enunciare un’idea
astratta anziché descrivere quindi ricreare un oggetto che hanno davanti agli
occhi. Ma il mondo dello scrittore di narrativa è colmo di materia ed è proprio
questo che gli scrittori principianti sono così restii a creare. Il loro
interesse precipuo va a idee ed emozioni disincarnate.
Flannery O’Connor
Nel territorio del
diavolo
Theoria Roma 1993
venerdì 8 giugno 2012
Le luminosissime parole oscure ovvero una singola parola è intessuta di molti enigmi
La molteplicità dei significati (sprigionati da quelle che Bachmann, a proposito di Celan, chiama le "luminosissime parole oscure") mette a dura prova il lavoro di traduzione. Bachmann usa le parole sfogliandone i significati stratificati, sventagliandoli sotto gli occhi del lettore. In un'intervista del 1971, a proposito del linguaggio poetico, citava la frase "Ho fatto un prigioniero che non mi lascia più andare via" per spiegare il rapporto che uno scrittore ha con le parole, e, riferendosi alle "frasi prefabbricate", diceva: "Già una singola parola è intessuta di molti enigmi - più si guarda da vicino, più lontano rimanda; allora uno scrittore non può servirsi del linguaggio che è stato già trovato, cioè delle frasi, ma scrivendo, deve distruggerle" (In cerca di frasi vere, p. 142).
Chi si prova a tradurre è indotto di conseguenza allo stesso lavorio di decostruzione, scoprendo a ogni parola quanto nel passaggio da una lingua all'altra poco si acquista e quanto si perde.
Anita Raja che cita Ingeborg Bachmann che cita Paul Celan
in Ingeborg Bachmann: concepire l'indicibile
Concepire l'infinito a cura di Annarosa Buttarelli
La Tartaruga edizioni 2005
mercoledì 6 giugno 2012
La vita narrante
Quando scrive di getto,
siede per ore e ore in poltrona, con un cartone sulle ginocchia che le fa da
appoggio, un piccolo calamaio inserito nel cartone, un blocco di carta. È così
assorta che i rumori non arrivano fino al suo corpo sprofondato in una vita più
vera della vita: la vita narrante. Solo al pomeriggio risalirà alla superficie
accomodandosi al tavolo e ricopiando a macchina ciò che ha scritto al mattino. Ma
fin quando rimane seduta in poltrona, un guscio l’avvolge. Non vede il cielo
che si ravviva o si oscura a causa delle nubi spinte dal vento, non avverte le
scrollate di pioggia. Non sente la voce di Leonard che telefona, che parla di
manoscritti, che riceve giovani autori. È concentrata sulla psiche, specchio
impuro di tutte le convergenze, di tutte le divergenze. “Spesso ora mi tocca
dominare l’eccitazione, quasi volessi trapassare uno schermo o qualcosa mi
battesse accanto con violenza”. Di nuovo nello spazio astratto della stanza
rischia di perdersi. Jacob ha rappresentato un esperimento troppo, troppo
ventilato. Adesso occorre erigere un argine che contenga la dilagante materia;
occorre adottare un preciso angolo visuale, una unità di misura. Quale? A furia
di riflessione e di concentrazione Virginia finirà con l’identificare quest’angolo
con l’attimo. L’attimo di pienezza, di pregnanza emotiva, (simile all’epifania
joyciana, ma l’epifania ha per Joyce un significato più spirituale che
emotivo), mentre l’argine sarà un’occasione limitata nel tempo: un concerto,
una passeggiata, una visita, un ricevimento.
Virginia Woolf e la sua scrittura raccontata da Grazia Livi
Da una stanza all'altra
Stanza con poltrona
Garzanti 1984
Da una stanza all'altra
Stanza con poltrona
Garzanti 1984
La forma del caos
Quello che sto dicendo non significa che d'ora in poi nell'arte non ci sarà forma.
Significa soltanto che ci sarà una forma nuova, e quella forma sarà di un genere che ammetta il caos e non tenti di dire che il caos in realtà è qualcos'altro (...)
Trovare una forma che riordina il guazzabuglio: ora è questo il compito dell'artista.
Samuel Beckett, da un'intervista a Tom Driver Beckett at the Madeleine, in "The Columbia University Forum", estate 1961.
Citato da Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, Letture, Scoperte, saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
traduzione di Massimo Bocchiola
Significa soltanto che ci sarà una forma nuova, e quella forma sarà di un genere che ammetta il caos e non tenti di dire che il caos in realtà è qualcos'altro (...)
Trovare una forma che riordina il guazzabuglio: ora è questo il compito dell'artista.
Samuel Beckett, da un'intervista a Tom Driver Beckett at the Madeleine, in "The Columbia University Forum", estate 1961.
Citato da Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, Letture, Scoperte, saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
traduzione di Massimo Bocchiola
lunedì 4 giugno 2012
Come iniziano i libri che amo: incipit
Non solo citazioni dal corpo di ogni libro amato. Ho deciso che copierò anche gli incipit. La prima pagina è la porta della casa sconosciuta che ci apprestiamo a esplorare; è lo strappo nella tela che ci lascia intravedere il paesaggio nascosto. Non so quanto tempo ci vorrà, forse non finirò mai, perché i libri che ho letto sino ad ora sono moltissimi, ma questa disciplina del copista mi appassiona, e quindi ho deciso che lo farò.
Incipit: la donna che aspettava
"Una donna così intensamente destinata alla felicità (fosse anche una felicità puramente fisica, un banale benessere carnale) che sceglie, quasi con leggerezza, la solitudine, la fedeltà verso un assente, il rifiuto di amare..."
Ho scritto questa frase in quel particolare momento in cui la conoscenza dell'altro (di quella donna, di Vera) ci pare acquisita. Prima ci sono la curiosità, la divinazione, la sete di confessioni. La fame dell'altro, l'attrazione per i suoi sotterranei. Decifrato il segreto arrivano le parole, spesso pretenziose e categoriche, che dissezionano, stabiliscono, classificano. Tutto diventa comprensibile e rassicurante. Allora può cominciare la routine di una relazione o di una indifferenza. Il mistero dell'altro è addomesticato. Il suo corpo è ridotto a una meccanica carnale, più o meno desiderabile; il suo cuore a un inventario di reazioni prevedibili.
In realtà questa fase è una specie di assassinio, perché uccidiamo quella creatura infinita e inesauribile che abbiamo incontrato. Preferiamo aver a che fare con una costruzione verbale piuttosto che con un essere vivente...
Ho scritto questa frase in quel particolare momento in cui la conoscenza dell'altro (di quella donna, di Vera) ci pare acquisita. Prima ci sono la curiosità, la divinazione, la sete di confessioni. La fame dell'altro, l'attrazione per i suoi sotterranei. Decifrato il segreto arrivano le parole, spesso pretenziose e categoriche, che dissezionano, stabiliscono, classificano. Tutto diventa comprensibile e rassicurante. Allora può cominciare la routine di una relazione o di una indifferenza. Il mistero dell'altro è addomesticato. Il suo corpo è ridotto a una meccanica carnale, più o meno desiderabile; il suo cuore a un inventario di reazioni prevedibili.
In realtà questa fase è una specie di assassinio, perché uccidiamo quella creatura infinita e inesauribile che abbiamo incontrato. Preferiamo aver a che fare con una costruzione verbale piuttosto che con un essere vivente...
Andreï Makine
La donna che aspettava
Einaudi 2006
traduzione di Anna Maria Ferrero
domenica 3 giugno 2012
Mostrare attraverso i frammenti
La totalità è un'idea... la si può mostrare solo attraverso frammenti... Per esempio, noi siamo in questa stanza e non possiamo vedere tutta la casa. Però sappiamo di essere in una casa. Lo stesso succede nel libro. Noi sappiamo di essere in qualcosa di immenso, ma in ogni momento vediamo solo quello che ci sta davanti... la totalità è qualcosa che ricostituiamo per noi stessi attraverso tutti i frammenti, perché sono i frammenti a procurare la visibilità.
Edmond Jabès in conversazione con
Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, letture, scoperte
saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
Provvidenza
Edmond Jabès in conversazione con
Paul Auster
L'arte della fame
Incontri, letture, scoperte
saggi di poesia e letteratura
Einaudi 2002
sabato 2 giugno 2012
L’opera del vento
Dovevo uscire
dal gesto usuale
cambiare la
foglia con l’acqua
piovana, non
cercare presagi
sull’asfalto
arroventato. Poco
molto poco, il
calice non riempie
la brocca, il
miele non addolcisce
l’ape, semmai
ne fortifica il pungiglione.
Questo è il mio
scrivere, ti confesso
mescolare
polline e parole, il resto
è opera del
vento.
Elena Petrassi
Sillabario della Luce
venerdì 1 giugno 2012
giugno, notte
Si abbassa il cono della luce.
Presto sarà notte completa.
Guardo i corpi ardenti alle finestre
i gesti delle braccia confusi agli alberi d'estate.
Sarà notte tra poco. Qualcosa già comincia a velarsi
il tempo di passare a un'altra stanza
appena un po' più angusta
di cui ci fa soffrire solo l'angolo cupo di uno specchio.
Allora non le case o i volti
ma le ombre dei volti e delle case premeranno sui vetri
tremendi, incerti per annuncio o ricordo.
Diremo amore in un diverso spazio
e sarà sabbia la voce che trasmuta.
Eppure non è notte, amore - ancora non è notte.
E' giugno -
lento - di buio.
Presto sarà notte completa.
Guardo i corpi ardenti alle finestre
i gesti delle braccia confusi agli alberi d'estate.
Sarà notte tra poco. Qualcosa già comincia a velarsi
il tempo di passare a un'altra stanza
appena un po' più angusta
di cui ci fa soffrire solo l'angolo cupo di uno specchio.
Allora non le case o i volti
ma le ombre dei volti e delle case premeranno sui vetri
tremendi, incerti per annuncio o ricordo.
Diremo amore in un diverso spazio
e sarà sabbia la voce che trasmuta.
Eppure non è notte, amore - ancora non è notte.
E' giugno -
lento - di buio.
Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli editore 2001