sabato 31 agosto 2013

Il blocco dello scrittore

La scatola che contiene gli appunti per i miei articoli sta per esplodere. Se ci fosse un apparecchio in grado di creare una mappatura cerebrale di quello che c’è dentro, probabilmente produrrebbe l’immagine di una tempesta incoerente, di una minestra in ebollizione, di un misto di colori scuri con qualche venatura più chiara.
L’abbondanza di argomenti di cui scrivere mi sta paralizzando. Sono combattuta: una moltitudine di argomenti contraddice il discorso prevalente, e sento che il mio ruolo è quello di lasciare che quest’abbondanza parli da sé, nel suo insieme e nel dettaglio. Ma è una battaglia persa in partenza, a causa del lavoro necessario per affrontare ogni singolo tema. Forse sto solo prendendo tempo per non ammettere che ho il blocco dello scrittore?
Hamira Hass
Internazionale 24 giugno 2013

venerdì 30 agosto 2013

Le 11 regole per scrivere di Elif Shafak

  1. Scrivere è un tributo alla solitudine
  2. L'unico modo per imparare a scrivere è scrivere
  3. Leggi. Leggi molto
  4. Scrivi il libro che vorresti leggere
  5. Non spaventarti a causa della depressione, fa parte del viaggio
  6. Non avere compassione di te stesso 
  7. E nemmeno dei tuoi personaggi
  8. Non parlare con nessuno del romanzo che stai scrivendo
  9. Dimentica i lettori. Dimentica i critici. Dimentica tutti
  10. Non c'è niente paragonabile al blocco dello scrittore. Se ti succede vai in giro per la città osserva e ascolta
  11. E alla fine ignora tutte le mie regole

Traduzione parziale e libera delle regole per scrivere di Elif Shafak.
La lista completa la trovate sul sito del Telegraph


giovedì 29 agosto 2013

La letteratura è qualcuno con cui correre

Lasciamo i libri dove devono stare, non inquiniamo per favore un lavoro di solitudine e interiorità, l’unico rimasto. L’unico che ti permette di isolarti davvero, che ti permette di non dover rispondere a niente e a nessuno, l’unico lavoro che puoi fare da solo in riva al mare con un foglio e una biro qualsiasi, se lo vuoi.
La scrittura è vita e sofferenza, ed è tempi morti, spesso molto lunghi. È capacità di raccontarsi e al tempo stesso pudore nel raccontarsi. La letteratura, parafrasando un autore da me molto amato, David Grossman, è qualcuno con cui correre: un te stesso nuovo che corre accanto a te, e ti spiega il passato, e ti insegna il futuro.


Roberto Cotroneo 
frammento del post dedicato al talent show per scrittori

mercoledì 28 agosto 2013

Il silenzio che cammina tra i libri

Guardo la mia biblioteca e sento il silenzio che cammina tra i libri. E riporta a paesaggi lontani, sorprende come una nevicata di agosto.

Roberto Cotroneo
tweet del 22 agosto 2013

Scrivere è dare ordine al proprio universo

Signora Egan, lei ha scelto la letteratura o è stata la letteratura a scegliere lei?
«Una combinazione di entrambe le cose. Da una parte ci sono una serie di esperimenti che vorrei fare come scrittrice, dall’altra non riesco a trovare la voce adatta. Quindi, spesso è il testo a scegliere me, non basta la mia volontà a dare forma a idee che vorrei mettere in atto. E ancora ci sono temi, spunti, progetti che vorrei che mi scegliessero, ma questo non accade».

Perché scrive?
«Per creare un collegamento profondo tra me stessa e il mondo, un relazione spirituale che dà un senso maggiore 
alla mia vita. Se non scrivo provo un senso di vuoto: scrivere dà un ordine al mio universo. E al mio posto nel mondo».

Il romanzo classico: un’icona da distruggere o un punto da cui partire in cerca di nuove forme?
«È nella natura del romanzo essere manipolato. Anzi, lo chiede. Mia madre era una mercante d’arte, e quando incontrava astrattisti, chiedeva sempre se fossero partiti dal realismo: voleva essere sicura che avessero compiuto una scelta radicale sulla base di un’effettiva competenza. Io, con i miei romanzi, ho sovvertito la tradizione ma non l’avrei mai potuto fare senza lavori con una struttura classica. La mia scrittura è influenzata da De Lillo, la Oates, Robert Stone ma anche Edith Warton, George Eliot, Dante Puskin, Byron»


frammenti dell'intervista di Fulvio Paloscia a Jennifer Egan
da Repubblica del 13 giugno 2013
.

martedì 27 agosto 2013

ll senso della narrazione

frammenti dell'intervista di Leonetta Bentivoglio al compositore Fabio Vacchi su Repubblica di oggi.

... Un'altra censura ha colpito per molto tempo la narrazione.

In che senso?

Negli anni Settanta e Ottanta dire di un brano che era narrativo veniva considerato insultante. Sempre Boulez dichiara che il teatro musicale è morto perché la narrazione non ha più senso. Affermazione contraddetta dagli scienziati su base sperimentale. Le neuroscienze parlano del self autobiografico, cioè della creazione di un senso di identità coincidente col rappresentarsi attraverso la propria storia. Il racconto è un cardine primario della nostra specie.

Scrivere è cercare i propri maestri nella tradizione

in linea con le affermazioni di Kundera dei giorni passati.

L'originalità, diceva un suo grande conterraneo, Gaudí, "è ritornare alle origini"...
"E le ricordo che quell'architetto geniale ha detto anche che nel campo dell'arte "bisogna sempre fare l'addizione, mai la sottrazione". Ciò significa che ogni cultura non è mai esclusivamente spagnola, portoghese, francese, italiana, tedesca, inglese, né esclusivamente europea, ma è il frutto di diverse civiltà. Ogni lingua, ogni letteratura, ogni cultura è sempre ibrida ! Il vero genio è colui che ha radici dappertutto!".

Si tratta di una nozione antiromantica. In genere si pensa che il genio crei tutto solo. Invece è esattamente il contrario: crea con intere tradizioni..."Tutto quello che ho fatto dagli anni Sessanta del secolo scorso, al contrario di molti miei celebri colleghi sempre a caccia di discepoli, è stato mettermi alla ricerca dei miei padri: Juan Ruiz, San Juan de la Cruz, Cervantes, Quevedo, Blanco White, Flaubert, Cernuda... Tutti costoro sono miei contemporanei".


frammenti dell'intervista di Massimo Rizzante a Juan Goytisolo
su Repubblica del 17 agosto 2013

lunedì 26 agosto 2013

Il tempo è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco

 

«Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges»
Un estratto da Nuova confutazione del tempo contenuto in Altre inquisizioni, dello scrittore argentino Jorge Luis Borges
Questa citazione è copiata dal sito Il Post di oggi

Il romanzo: un'unica porta, un'unica Musa

… le arti non sono tutte uguali; ognuna accede al mondo attraverso una porta diversa. Una di queste porte è riservata esclusivamente al romanzo. Ho detto esclusivamente, perché il romanzo non è secondo me un «genere letterario», un ramo fra i rami di un unico albero. È impossibile capire il romanzo se gli si nega una sua specifica Musa, se non lo si considera un’arte sui generis, un’arte autonoma. Il romanzo ha una sua genesi (che si situa in un momento che gli appartiene totalmente); ha una sua storia scandita da specifici periodi (il passaggio dal verso alla prosa, così importante per l’evoluzione della letteratura teatrale non ha equivalenti nell’evoluzione del romanzo; le storie di queste due arti non sono in sincronia); ha una sua morale (Hermann Broch ha detto: la sola morale del romanzo è la conoscenza; un romanzo che non scopra alcuna porzione sino ad allora sconosciuta dell’esistenza è immorale; perciò «andare all’anima delle cose» e dare il buon esempio sono intenti diversi e inconciliabili); ha un suo specifico rapporto con l’«io» dell’autore (per poter ascoltare la voce segreta, appena percepibile, dell’«anima delle cose», il romanziere, contrariamente al poeta e al musicista, deve essere in grado di far tacere le grida della propria anima); ha un suo tempo di creazione (la stesura di un romanzo occupa un’intera epoca nella vita dell’autore che, alla fine del lavoro, non è più quello che era all’inizio); si apre al mondo al di là dei confini della sua lingua nazionale (da quando in poesia l’Europa ha aggiunto la rima al ritmo, non è più possibile trapiantare la bellezza di un verso in un’altra lingua; mentre si può tradurre fedelmente un’opera in prosa; nel mondo del romanzo non ci sono frontiere di Stato; i grandi romanzieri che si richiamano a Rabelais lo hanno letto quasi tutti in traduzione).


Milan Kundera
Il sipario
da Andare all'anima delle cose
traduzione di Massimo Rizzante
Adelphi 2005

domenica 25 agosto 2013

I poeti del romanzo

Kafka, Musil, Broch, Gombrowicz… essi formavano forse un gruppo, una scuola, un movimento? No; erano dei solitari. Più volte li ho chiamati «la pleiade dei grandi romanzieri dell’Europa centrale» e, in effetti, proprio come gli astri di una pleiade, ciascuno di loro era circondato dal vuoto, distante dagli altri. E mi pare tanto più significativo il fatto che la loro opera esprima un orientamento estetico comune: tutti sono stati poeti del romanzo, cioè: interessati alla forma e alla sua novità; preoccupati dell’intensità di ogni frase e di ogni parola; sedotti dall’immaginazione che cerca di varcare le frontiere del «realismo»; ma al tempo stesso refrattari a ogni seduzione lirica; ostili alla trasformazione del romanzo in confessione intima; allergici a ogni ornamentalizzazione della prosa; interamente concentrati sul mondo reale. Tutti hanno concepito il romanzo come una grande poesia antilirica.


Milan Kundera Il sipario
Die Weltliteratur
traduzione di Massimo Rizzante
Adelphi 2005

sabato 24 agosto 2013

Scrivere è riconoscere la propria tradizione

L’Europa non è riuscita a pensare la propria letteratura come un’unità storica e non mi stancherò di ripetere che in questo consiste il suo irreparabile fallimento intellettuale. Infatti per restare nella storia del romanzo: è a Rabelais che Sterne reagisce, è Sterne che ispira Diderot, è a Cervantes che Fielding si richiama costantemente, è con Fielding che Stendhal si misura, è la tradizione di Flaubert che prosegue nell’opera di Joyce, è nella sua riflessione su Joyce che Broch sviluppa una poetica del romanzo, è Kafka che fa capire a García Marquez che è possibile abbandonare la tradizione e «scrivere diversamente».


Milan Kundera
Il sipario
da Die Weltliteratur
traduzione di Massimo Rizzante
Adelphi 2005

venerdì 23 agosto 2013

Ossessione e creatività

Oggi copio un post dello scrittore Roberto Cotroneo sulla creatività.
Il suo blog merita una lettura costante.


È motore immobile. Solo l’ossessione può spingere la creatività a farsi sostanza. A trasformare idee e pensieri in qualcosa di comunicabile agli altri. L’ossessione è l’opposto del nulla, del niente. L’ossessione è la creatività allo stato più grezzo. Non c’è romanzo vero che non nasca da un’ossessione iniziale. Non c’è opera musicale che non risuoni prima, come un’ossessione, nella mente del compositore. Non c’è pittura sacra che non obbedisca all’ossessione della purezza e della perfezione ultima, e non c’è torre, città, castello che non sia costruita seguendo il filo ossessivo della protezione assoluta, oppure, a maggior ragione della inespugnabilità. L’ossessione è forza interna inconfessabile, l’ossessione va plasmata come fosse creta, resa tollerabile, perché si possa continuare a vivere normalmente. L’ossessione diventa arte, letteratura musica perché non si trasformi in follia, in melanconia, in sofferenza. L’ossessione è scardinare il centro dal suo sito, irrompere nel nulla, scacciare il niente. È una malattia da cui esci soltanto se impari a riconoscerla. Ma se non ci riesci, diventa una torre d’avorio, e  la tua voce non ha più possibilità di uscita.

giovedì 22 agosto 2013

La miglior approssimazione concreta alla felicità sulla terra

Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la miglior approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.

Primo Levi
La chiave a stella
Einaudi 1978

mercoledì 21 agosto 2013

Tu giaci accanto a me nel buio

Il fico

Come un fico purpureo e ben maturo
che si è aperto denudando
il suo rosato intimo dai semi lustri, carnosi,

e si dissecca godendo del sole meridiano,
tu giaci accanto a me nel buio.


Henrik Nordbrandt
Il nostro amore è come Bisanzio

traduzione di Bruno Berni

Donzelli editore 2000

martedì 20 agosto 2013

Hai gettato un’ombra bella e dura sui miei giorni inquieti

Mille strade

Hai gettato un’ombra bella e dura

sui miei giorni inquieti. Intorno a essa


la luce si è fatta incredibilmente forte.

Mille strade d’un tratto sono andate verso il mare.



Henrik Nordbrandt
Il nostro amore è come Bisanzio

traduzione di Bruno Berni
Donzelli editore 2000

lunedì 19 agosto 2013

Guardando per caso le costellazioni

On Looking up by Chance at the Constellations

You'll wait a long, long time for anything much

To happen in heaven beyond the floats of cloud

And the Northern Lights that run like tingling nerves.

The sun and moon get crossed, but they never touch,

Nor strike out fire from each other nor crash out loud.

The planets seem to interfere in their curves

But nothing ever happens, no harm is done.

We may as well go patiently on with our life,

And look elsewhere than to stars and moon and sun

For the shocks and changes we need to keep us sane.

It is true the longest drouth will end in rain,

The longest peace in China will end in strife.

Still it wouldn't reward the watcher to stay awake

In hopes of seeing the calm of heaven break

On his particular time and personal sight.

That calm seems certainly safe to last to-night.


Guardando per caso le costellazioni


Puoi aspettare tanto, tanto tempo

prima che in cielo accada qualcosa

di più dello scorrere delle nuvole

e delle Luci del Nord, che corrono

come brividi pungenti.

Il sole e la luna s'incrociano,

ma non si toccano mai, né fuoriescono
fiamme, né si scontrano violentemente.
Sembra che i pianeti s'incontrino
nei loro tragitti, ma non accade nulla,

non viene fatto nessun male.

Possiamo tranquillamente continuare

la nostra vita, e guardare ovunque

tranne che alle stelle, alla luna e al sole

perche' abbiamo bisogno di colpi

e di cambiamenti per non impazzire.

È vero che la siccità più lunga
finirà in pioggia,

che la pace più lunga in Cina

finirà in conflitto.

Ma verrà deluso chi resterà sveglio

nella speranza di veder rompere

la calma del cielo, di fronte a lui
 nella sua vita.
Quella calma sembra proprio essere certa
 fino all'ultima notte. 

Robert Frost

domenica 18 agosto 2013

In pena per un cielo infranto

Me souciant

Me souciant d'un ciel dévasté,
De la pluie qui va nous mouiller
Je vais pensant au grand bonheur
Qui nous saisirait si nous voulions.

Le devoir et l'inquiétude
Partagent ma vie rude
(C'est une grande peine
De vous l'avouer).

Ça sent la verdure à plein nez.
Sur plein ciel, en plein ciel, le vol des hirondelles
nous amuse et nous fait rêver...
Je rêve d'un espoir tranquille.


In pena


In pena per un cielo infranto

per la pioggia che ci bagnerà

vado pensando alla gioia grande

che se vorremo ci prenderà.


Tra dovere ed inquietudine

esita questa vita rude.

(È una molto grande pena

confessarlo, ora)


Qui ogni cosa odora d'erba.

Su tutto il cielo, in cielo, il volo delle rondini

ci distrae, ci fa pensare...

Io penso una speranza quieta.



Paul Eluard

sabato 17 agosto 2013

Frammenti di vite nelle case abbandonate

For almost a year now, he has been taking photographs of abandoned things. There are at least two jobs every day, sometimes as many as six or seven, and each time he and his cohorts enter another house, they are confronted by the things, the innumerable cast-off things left behind by the departed family. The absent people have all fled in haste, in shame, in confusion, and it is certain that wherever they are living now (if they have found a place to live and are not camped out in the streets) their new dwellings are smaller than the houses they have lost.

Da quasi un anno fotografa le cose abbandonate. Ogni giorno ci sono almeno due lavori, a volte anche sei o sette, e ogni volta che lui e i suoi colleghi entrano in una casa si trovano di fronte le cose, le innumerevoli cose smesse e lasciate indietro dalle famiglie che sono andate via. Tutti gli assenti sono fuggiti di fretta, nella vergogna, nella confusione, e non c'è dubbio che, ovunque vivano ora (se hanno trovato un posto dove vivere e non sono accampati per strada) le loro nuove abitazioni sono più piccole di quelle che hanno lasciato.

Paul Auster 
Sunset Park
traduzione di Massimo Boccchiola
Einaudi 2010

venerdì 16 agosto 2013

Scrivere è rispondere alle parole

Scrivere è rispondere, rispondere a delle parole che mi vengono indirizzate dalla vita. È come entrare in una conversazione intima e ininterrotta con tutto ciò che è vivente.

Christian Bobin

giovedì 15 agosto 2013

La mia regione è la pagina bianca

La mia regione è la pagina bianca, e solo lei. È un bel paese coperto di neve tutto l'anno e a volte attraversato da pioggie di inchiostro. 

Christian Bobin
La luce del mondo

Gribaudi

mercoledì 14 agosto 2013

La scrittura va e viene quando vuole

La scrittura è una zingara che si accampa a casa mia a intervalli irregolari, che parte senza preavvertirmi. È un suo diritto che mi lasci senza alcuna spiegazione, senza discutere le ragioni della partenza, senza pretendere di addolcirla con ragioni che finirebbero per rivelarsi false, è un diritto elementare di coloro che amo. A coloro che amo, io non chiedo nulla. A coloro che amo chiedo solo di sentirsi liberi da me e di non rendermi mai conto di ciò che fanno e di ciò che non fanno, e, naturalmente di non esigere mai una cosa simile da me. L'amore funziona solo con la libertà. La libertà funziona solo con l'amore. 

Christian Bobin


Consumazione
Un temporale
Servitium Editrice

martedì 13 agosto 2013

Leggere è superare ogni giorno nuove frontiere

Divoro i libri che ho scelto per la loro dimensione – non meno di sette o ottocento pagine. Il tempo trascorso a leggere non è proprio del tempo. Passando da una pagina all'altra, supero frontiere, entro in case addormentate: è la fuggitiva che è in me a leggere e nessun poliziotto può ritrovarla prima che lei abbia raggiunto l’ultima frase e levato il capo su di un cielo azzurro all'inizio del primo capitolo e ora divenuto buio. Ho ventisette anni ma i lettori non hanno età. Davanti al libro aperto c’è solo un’infanzia lasciata ai suoi giochi sulla strada, anche dopo le dieci di sera.
Christian Bobin
Folli i miei passi
Edizioni Socrates 2013

la traduzione è di Maddalena Cavalleri - traduttrice e scrittrice finissima - che conosce l'opera di Bobin come nessun altro in Italia (e non solo).
Il suo primo romanzo, pubblicato da Atì editore nel 2009 si intitola
Il carrello di Thérèse.

lunedì 12 agosto 2013

La lenta luce del tropico

Le poesie di Eugenio Montejo sono tratte dall'antologia La lenta luce del tropico edito dalla casa editrice Le Lettere, introduzione di Martha Canfield e traduzione di Luca Rosi.
Grazie alla mia carissima amica Angela Urbano per avermi mandato la poesia di oggi La terra girò per avvicinarci.

E.P.

La terra girò per avvicinarci

La terra girò per avvicinarci
girò su se stessa e dentro di noi
fino ad unirci finalmente in questo sogno,
come fu scritto nel Simposio.
Passarono notti, nevi, solstizi;
passò il tempo in minuti e millenni.
Un carro che andava a Ninive
arrivò in Nebraska.
Un gallo cantò lontano dal mondo.
La terra girò musicalmente
con noi a bordo;
non cessò di girare un solo istante,
come se tanto amore, tanto miracolo
fosse solo un adagio già scritto molto tempo fa
tra le partiture del Simposio.

Eugenio Montejo

domenica 11 agosto 2013

Non sarebbero che alberi o pietre

Lascia che ti ami fino a quando girerà la terra
e gli astri inchinino i loro crani azzurri
sulla rosa dei venti.
Galleggiando, a bordo di questo giorno
nel quale per caso, per un istante,
ci siamo destati così vicini.
Ho potuto vivere in un altro regno, in un altro mondo,
a molte leghe dalle tue mani, dal tuo sorriso,
su un pianeta remoto, irraggiungibile.
Sono potuto nascere secoli fa
quando non esistevi in nulla
e nelle mie ansie di orizzonte
potevo indovinarti in sogni di futuro,
ma le mie ossa a quest'ora
non sarebbero che alberi o pietre.
Non è stato ieri né domani, in un altro tempo,
in un altro spazio,
né giammai accadrà
quantunque l'eternità lanci i suoi dadi
a favore della mia fortuna.
Lascia che ti ami fino a quando la terra
graviterà al ritmo dei suoi astri
e ad ogni istante ci stupisca
questo fragile miracolo di esser vivi.
Non abbandonarmi fino a quando essa non si fermerà. 

Eugenio Montejo

sabato 10 agosto 2013

Un solo amore può salvare tutto

Anello 

Un solo amore può salvare tutto,
ciò che se n’è andato, ciò che è partito
e piú non torna,
i naufragi che emergono dall’oblio
e ci perseguitano in fondo a qualche sogno,
le perdite che in ogni ombra ci insidiano
con dadi neri, schivi alla sorte,
la fiamma che fece notte nelle nostre mani,
l’angoscia, la sofferenza, i singhiozzi,
gli oscuri Titanic del sangue,
quel che nacque per non essere e per un attimo
è stato
e il grido azzurro che era il travestimento
della chimera...
Tutto il furore, la polvere e la sconfitta
con un amore, un solo amore, presto si salvano:
un solo amore può salvare tutto.

Eugenio Montejo

venerdì 9 agosto 2013

La poesia attraversa la terra in solitudine

La poesia attraversa la terra in solitudine,
appoggia la sua voce sul dolore del mondo
e niente chiede
- nemmeno parole.
Arriva da lontano e senza orario, non avverte mai;
ha la chiave della porta.
Entrando si sofferma sempre ad osservarci.
Poi apre la sua mano e ci offre
un fiore o un ciottolo, qualcosa di segreto,
ma tanto intenso che il cuore palpita
troppo veloce. E ci svegliamo.

Eugenio Montejo

giovedì 8 agosto 2013

Scrivo sul tardi. È mezzanotte


Mezzanotte

Scrivo sul tardi. È mezzanotte.
Ignoro quando ho percorso questa strada,
come sono arrivato qui dove mi trovo, cosa cercavo.
La Croce del Sud s'è già spostata al centro
della raggiante solitudine notturna.
Di niente qui sono sicuro, neppure di questi galli
che tutt'intorno si sgolano.
Scrivo sul tardi. Cantano troppo i galli,
cantano per Esculapio, per Socrate, per Cristo
e per il vecchio Eduardo,
che continuamente svegliano nella sua tomba
affinché distribuisca adesso le sue grida
come se fossero le briciole di un lampo.

Eugenio Montejo

mercoledì 7 agosto 2013

Stanotte abbiamo dormito in un paese lontano

Risveglio


La luce distrugge i castelli
dove galleggiavamo in sogno;
lascia il suo odore di balena
nel nostro specchio opaco...
Vagabondavamo vicino a Saturno,
ora la terra gira più lentamente.
Tremiamo soli al centro del mondo
e apriamo la finestra
perché il giorno passi con la sua barca.
Stanotte abbiamo dormito in un paese lontano.

Eugenio Montejo

martedì 6 agosto 2013

Sono nata per vagare, senza riposo


Mediterraneo
Sono nata per vagare, senza riposo
In vesti cerulee sfrangiate di bianco
Che roteano sotto uccelli di mare a cui ho insegnato
    le grida,
Napoli e natiche, con lunghe alghe per capelli,
Viaggiatore che sul mio petto sollevo
Oltre il sapere mortale, la nostra vita un lungo sonno
Finché ci si sveglia a Itaca sotto le lunghe lance
    del sole.


Derek Walcott

Odissea. Una versione teatrale
a cura di Matteo Campagnoli
Crocetti Editore 2006

lunedì 5 agosto 2013

Se non avessi l’ombra che si disegna sola


(sogno è città, da un disegno di Jan Fabre)


1.
Dove ci sono ancora case vuote, lí finisce Roma
si lacera di strade senza targa, dove la notte
è solo mani di rissa e crudeltà di cani.
Guardo lasciando che nel buio
cadano gocce rumorose. L’acqua
che non ha spessore, che non è diretta,
porta il suo ritmo verso il niente,
diviene danza ossessiva di pianeti
.
Nessuno sembra sveglio, qui; o sono tutti
    oltre frontiera
lungo le scale
 e i corridoi cammino
    respirando
tornando a casa a bocca aperta, io
    solo testimone.
Qui la vittoria o la sconfitta sono sconosciute:
resta la ferocia delle cose. Non riconosco nulla
dalla finestra, tutto è uguale, è la polvere
    che vaga
dunque non c’è nient’altro dietro le nostre
vite: se non avessi l’ombra che si disegna sola,
quella di un cane a cui somiglio, sarei davvero
anch’io una cosa, abbandonata tra gli agguati,
di nuovo nel deserto della strada immobile
nel giorno identico a ieri
che arriva tardi, che non si sbaglia mai.

Mario De Santis
La polvere nell’acqua
Crocetti Editore 2012

domenica 4 agosto 2013

Dal mazzo arrugginito delle tue stelle


Il plenilunio

Niente, non aspetto piú niente da te, cielo,
Dovunque mi aggrappi cado con fragore
Dal tuo tetto d’aria colmo di conchiglie
Dal mazzo arrugginito delle tue stelle;
Una luna spropositata sorge in me
S’ingrossa minacciosa sui miei crinali
Sorgerà un plenilunio a frantumarmi.


Antonis Fostieris

Nostalgia del presente
a cura di Nicola Crocetti
Crocetti Editore 2000

sabato 3 agosto 2013

Sono stato invitato all’improvviso fra le rose

Strada
Un bagliore di automobili in fuga
i miei pensieri riordinava in bianco e nero.

Io che attraverso la strada
solo nei punti consentiti dalla legge,
sono stato invitato all’improvviso
fra le rose.

E come si chiarisce un bruno ramo
nel punto in cui si spezza, così io
nel mio amore
sono chiaro.

Yehuda Amichai
Poesie
introduzione di Ted Hughes
traduzione di Ariel Rathaus
Crocetti Editore 1993, 2001

venerdì 2 agosto 2013

È un istante che divide a metà il paesaggio

Istante 
Per nessuna verità al mondo.
Ma se vuoi,
per un soldo di silenzio.

È un istante che divide a metà il paesaggio.

Un attimo umile,
quando qualcuno respira al posto nostro.

Jan Skácel
Solo un poeta
traduzione e  cura di Annalisa Cosentino
Crocetti Editore 1990

giovedì 1 agosto 2013

Senza alcun vento senza alcuna brezza

Itaca

Quando le luci della notte si rifletteranno immobili
    sulle acque verdi di Brindisi
Lascerai il molo confuso dove si agitano parole
    passi remi e macchinari
L’allegria starà dentro di te accesa come un frutto
Andrai a prua fra i negrumi della notte
Senza alcun vento senza alcuna brezza solo un
    sussurrare di conchiglia nel silenzio
Ma dall’improvviso rollio presentirai le cime
Quando la nave rotolerà nell’oscurità serrata
Ti troverai spersa all’interno della notte nel
    respirare del mare
Perché questa è la vigilia di una seconda nascita

Il sole rasentando il mare ti sveglierà nell’intenso azzurro
Salirai lentamente come i resuscitati
Avrai recuperato il tuo sigillo la tua saggezza iniziale
Emergerai confermata e riunita
Attonita e giovane come le statue arcaiche
Con i gesti avvinti ancora nelle pieghe del tuo manto.



Sophia de Mello Breyner Andresen
Come un grido puro

traduzione e cura di Federico Bertolazzi

Crocetti editore 2013